Le essenze arboree del giardino di Villa Crivelli Pusterla

Veduta del viale dei tigli (Fototeca ISAL, fotografia di G. Defilippis)
Veduta del viale dei tigli (Fototeca ISAL, fotografia di G. Defilippis)

 

La storia plurisecolare di Villa Crivelli Pusterla si riflette nella grande varietà del disegno del suo giardino pertinenziale, al quale si accede attraverso il viale d’ingresso alla “Corte nobile”, che un tempo collegava la villa alla città di Limbiate. Questo venne dotato di un filare di cipressi, mentre la balconata che degradava verso il giardino attraverso una sequenza di terrazze a esedra, si arricchì di scale, lesene, balaustre e finte finestre, trasformandosi in un irripetibile sfondo al giardino all’italiana con fontana centrale e giochi d’acqua, disegnato dell’architetto Francesco Croce.

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Con lo scopo di sperimentare all’interno del giardino la presenza di nuove coltivazioni e mettere a dimora rare specie esotiche, l’abate Pietro Francesco Crivelli, esperto botanico, fece realizzare anche numerose serre, oggi non più esistenti. Dimora invidiabile fino al 1819, dopo la vendita dei Crivelli, gran parte del giardino della villa venne ridotto a sterpaglia. Si ha notizia nel 1832 dell’esistenza di un giardino all’olandese, trasformato, poi, nel 1858, secondo i dettami romantici.
La successiva trasformazione in ospedale psichiatrico provinciale condusse ad apportare profonde modifiche al giardino, anche per consentire la costruzione dei singoli padiglioni. Anche se risulta difficile rintracciare lo schema originario dei giardini della villa è possibile ancora rintracciarne frammenti ed osservare le particolarità compositive e botaniche ancora percepibili.
L’ingresso principale introduce al visitatore i frammenti del giardino formale che circonda una fontana oramai in disuso, con alberi monumentali quali: il cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), caratterizzato dalle foglie aghiformi blu-verdi, disposte a ciuffo intorno ai germogli dell’anno precedente, e singole attorno a quelli dell’anno in corso; la magnolia (Magnolia grandiflora), con le inconfondibili foglie coriacee, verdi sulla pagina superiore e color ruggine su quella inferiore; nonchè le siepi di bosso (Buxus sempervirens) potate ad alberello. Sullo sfondo appaiono i padiglioni dell’ex ospedale psichiatrico.
Volgendo lo sguardo a sinistra, un viale di tigli (Tilia cordata) guida l’ospite verso un bosco misto in cui predominano numerose specie arboree come i cedri dell’atlante, i tassi, i faggi, i platani e le querce rosse.
Il viale alberato piega poi verso oriente raggiungendo uno spiazzo dal quale s’intravede la villa di delizia. La anticipano piccole porzioni di prato dove si elevano imponenti alberi di cedri dell’Atlante, tassi, magnolie e cipressi calvi, così chiamati perché, in autunno, i rametti e le foglie aghiformi cadono sul terreno. Un’essenza certamente legata alla cultura paesaggistica nobiliare, influenzata dalla passione per questa pianta importata dall’America a partire dal 1640.
Avvicinandosi alla villa di delizia si scorge l’”Oratorio di San Francesco”, il portico occidentale che collega le due torrette e si accede alla “Corte nobile”, un tempo assai più articolata della sua varietà florovivaistica. Qui sono presenti delle aiuole con fioriture annuali bordate da piccole siepi di bosso che creano un suggestivo contrasto con le esotiche palme dagli steli fibrosi e dalle coriacee foglie a ventaglio.
Ai lati della torretta in stile neoclassico, una scalinata immersa nei tigli e fiancheggiata da giovani esemplari di palme, conduce nella zona a valle della villa, dove si può rimirare il prospetto orientale dell’edificio, con i terrazzamenti ottocenteschi e ciò che resta del giardino all’italiana, oggi destinato alle attività didattiche dalla scuola di agraria.
Risalendo verso la zona superiore, ancora a vocazione sanitaria, si incontrano viali dove si mescolano specie esotiche con essenze tipiche della pianura lombarda. Il sentiero regala ancora al visitatore scorci suggestivi che confermano il glorioso passato del parco e la sua trasformazione socio-assistenziale e ad azienda agricola manicomiale. Qui, infatti, si possono scorgere distribuiti nel verde, sedili in pietra che invogliano ad una sosta ed elementi in ferro battuto, testimone muto di un passato che si deve dimenticare.