Ippocastano (Aesculus hippocastanum)

Particolare delle foglie e dei frutti dell’ippocastano (Fotografia di Anna Zaffaroni)
Particolare delle foglie e dei frutti dell’ippocastano (Fotografia di Anna Zaffaroni)

Avvicinandosi all’edificio storico di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate si scorge l’”Oratorio di San Francesco” nei cui pressi è presente quel che resta di un bosco dai dettami romantici. Nei mesi di maggio e giugno in questa area dell’antico giardino nobiliare incuriosisce la fioritura dell’ippocastano (Aesculus hippocastanum), pianta appartenente alla famiglia delle Sapindaceae, i cui fiori compaiono su infiorescenze a pannocchia erette e lunghe 20-30 cm. Essi sono bianchi e coperti da macchie che lentamente virano dal colore giallo, al colore arancio e rosso. Questa policromia è legata all’impollinazione del singolo fiore. Se il fiore non è stato ancora visitato dagli insetti, presenta una macchia gialla, quando invece il fiore è stato impollinato vira il colore da arancio a rosso avvertendo l’insetto di posarsi su un altro fiore non ancora fecondato e ricco di nettare. I frutti sono delle capsule tondeggianti, spesse fino a 6 cm, ricoperte di aculei e contenenti 1 o 2 semi lucidi color marrone. Un detto popolare dice che stringere in tasca queste “castagne matte” preserva dal raffreddore.

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Gli ippocastani presenti nel parco sono maestosi e raggiungono un’altezza di circa 30 metri. Sono caratterizzati da ampie chiome a cupola, fittamente ramificate. Ricordano gli esemplari presenti nel giardino di Villa Cusani Tittoni Traversi a Desio, che sembrano creare un incantevole palcoscenico naturale alla fontana con al centro la statua raffigurante Nettuno.
I rami, posti nella parte inferiore della chioma, pendono spesso verso il basso e permettono di osservare da vicino le foglie, profondamente digitate, lunghe fino a un massimo di 25 cm. Le singole foglioline che le compongono hanno forma ovale e base molto assottigliata e all’inizio dello sviluppo sono ricoperte da una fitta peluria marrone ruggine che in seguito rimane solo agli angoli delle nervature. In autunno le foglie dell’ippocastano assumono una suggestiva colorazione gialla.
La pianta, originaria dei Balcani, si estinse in Europa nell’era glaciale e fu portata a Vienna e a Parigi solo nel XVI secolo per poi diffondersi rapidamente nell’Europa centrale e occidentale. L’albero cresce su quasi tutti i tipi di suolo purché sia dotata di ampio spazio per le radici e le fronde.
La corteccia dell’ippocastano è grigio-marrone e liscia, e col tempo tende a diventare più scura. A Limbiate gli ippocastani costituiscono un originale contrasto con la maculata presenza dei platani (Platanus acerifolia) e quella liscia e argentata dei faggi (Fagus silvatica).
Il nome di questa essenza vegetale deriva dal greco ippo (cavallo) e kastanon (castagna), e deve il suo nome all’antica usanza turca di utilizzare i suoi frutti per guarire dalla tosse i cavalli.
I suoi frutti sono un ottimo nutrimento per gli animali selvatici e vengono spesso impiegati nella preparazione di farmaci, perché ricchi di sostanze tanniche, fecola e saponine.
Particolarmente apprezzato come albero da viale, spesso fu inserito nei giardini delle ville di delizia perché garantiva la realizzazione di ampi viali ombrosi sotto i quali i nobili potevano passeggiare esercitando l’ozio colto o, più semplicemente, dilettandosi nella dialettica e nell’oratoria.