La presenza di fontane e sorgenti d’acqua all’interno dei parchi e giardini pertinenziali delle residenze signorili delle classi più agiate, sin dall’antichità ha rivestito una grande importanza simbolica, tanto che la progettazione e realizzazione di percorsi legati all’impiego dell’acqua da molti secoli costituisce una sorta di peculiarità tipologica che, talvolta, è riuscita a coniugare i singoli interventi decorativo-scultorei ad azioni a scala urbana e territoriale. Nei secoli spesso si è anche recuperato l’arcaico valore simbolico del luogo in cui sgorga una fonte dalla terra, che, in epoca romana, assunse un significato sacro poiché considerata manifestazione visibile del dio Fons o Fontus, figlio di Giano e della ninfa Giuturna. Lo sgorgare dell’acqua, dunque, veniva celebrata con la costruzione di delubrii, che costituivano delle piccole edicole architettoniche che raccoglievano e sottolineavano l’evento prodigioso della sua manifestazione. Questi, talvolta, si mischiarono al culto di altre divinità (es. Diana) e si diffusero in tutti i territori conquistati dall’esercito romano, così come attestano i ritrovamenti archeologici avvenuti ben al di là del suolo italico e della regione lombarda
Con lo sviluppo delle tradizioni cristiane, in epoca medievale il pozzo o la fontana collocati al centro di un chiostro abbaziale divennero rappresentazione ideale dei quattro fiumi del Paradiso collocati ai piedi dell’“Albero della Vita” dal quale nascono i quattro punti cardinali, o addirittura un riferimento alla verginità di Maria, custodita all’interno di un giardino protetto e sigillato, incorrotto dal mondo esterno. Luogo di grande valore simbolico, dunque, i pozzi al centro dell’impluvium dei chiostri segnano il luogo di congiunzione tra cielo, terra ed inferi, uniti dall’esistenza di un “asse cosmico”. È tuttavia con il Rinascimento che le architetture dei giardini residenziali mutano radicalmente la propria forma, divenendo inedite creazioni di grande ordine e geometria, ispirate ad un unico tema centrale: l’uomo centro e misura di tutto il mondo conosciuto. Inediti impieghi dell’acqua, influenzati anche dalla cultura araba, fecero la loro comparsa, trasformando l’acqua in soggetto preferenziale di soluzioni dal sublime risultato teatrale, ottenuto mediante particolari soluzioni tecniche capaci di creare fontane dai grandi o piccoli spruzzi, gorgoglii, cascate o percolati, spesso connessi a ampie fontane o scenografiche grotte naturali o artificiali. Il tema trovò differenti declinazioni sia nelle grandi ville extraurbane di collina, sia nelle gigantesche fontane collocate nelle piazze cittadine, spesso unite dal sapiente impiego di particolari lavorazioni della pietra, dalla presenza di complessi scultorei e da giochi d’acqua. La presenza naturale di acqua sorgiva o il suo irrompere attraverso l’ingegneria idraulica divenne ovunque segno di piacere intellettuale e nello stesso tempo di ristoro fisico, oltreché una risposta ad esigenze estremamente concrete. L’acqua, infatti, non solo era associata alla fertilità e all’abbondanza della natura, ma venne anche collegata dagli umanisti all’immagine delle Muse, fonte della vita intellettuale e dunque simbolo per eccellenza del nutrimento della mente. Le fontane inoltre, erano utilizzate nell’ambito di un ricco programma allegorico di celebrazione dello status sociale delle classi aristocratiche, grazie alla possibilità di raffigurare in esse statue, busti, altari ed altri elementi o personaggi di particolare rilievo o significato. Non è infatti raro che i corredi scultorei originali di molte ville siano stati negli anni saccheggiati o dispersi proprio per il valore dei singoli pezzi, oltre che della decorazione nel suo insieme.
Nel XVII secolo l’architettura dei giardini conservò gli schemi rinascimentali, dando sempre più spazio alla ricerca di novità scenografiche e facendo spesso ricorso all’uso di alberi sempreverdi, carpinete, siepi potate ad arte ed opere in muratura (scalinate, balaustre, grotte, statue, vasche e fontane). La creazione dei giardini di Versailles, la più splendida espressione della monarchia assoluta di Francia, aveva infatti costituito un precedente decorativo dal quale in epoca barocca divenne difficile allontanarsi. Anche la fantasia degli architetti italiani si sbizzarrì nella creazione di ampi spazi con scenari teatrali adatti alle più fantastiche feste e, insieme, luoghi appartati come giardini segreti, ornati da fontane, teatri d’acqua e cascate artificiali, che in parte tutt’oggi rimangono a rivaleggiare a livello ornamentale con le preziose decorazioni dipinte all’interno delle sale dei palazzi nobiliari.
L’uso della scultura per rafforzare l’impianto e i significati allegorici dei giardini si era ormai solidamente affermato in tutta Europa e molti artisti vennero chiamati ad operare con piombo, bronzo, marmo e terracotta, per arricchire le fontane di figure mitologiche e riferimenti al mondo antico. Nelle ville briantee tali esempi di arte scultorea, per lo più di scuola lombarda, traggono dalla ricchezza ed infinita varietà del mondo marino soggetti e spunti per le decorazioni modellate ed incise di accompagnamento alla rappresentazione delle divinità del mondo sommerso, spesso raffigurate a capo di cortei marini e circondate da tritoni e nereidi. Presenza immancabile in tali raffigurazioni, l’immagine di Nettuno, divinità romana identificabile con l’equivalente greco Poseidone e dunque dio del mare e delle acque in genere. Presso il giardino di Villa Visconti Borromeo Litta di Lainate, l’omonima fontana fu realizzata dallo scultore Donato Carabelli (1760-1840) e collocata intorno alla metà del XVIII secolo nel luogo in cui originariamente si trovava il “Giardino delle Esperidi”. L’opera è costituita da un bacino circolare posizionato a livello del prato ornato sui lati da coppie di amorini che sostengono gli stemmi nobiliari della famiglia Litta. Al centro della vasca si ergono quattro figure mitologiche marine, due sirene e due tritoni, intenti a soffiare all’interno di conchiglie e sulle cui spalle poggia la grande conchiglia su cui è adagiato il dio Nettuno, accompagnato da due piccoli tritoni coronati di alghe marine.
Sempre al dio Nettuno è dedicata anche la fontana presente nel giardino di Villa Cusani Tittoni Traversi di Desio, caratterizzata dall’insolita tipologia di vasca completamente interrata, il cui elegante perimetro spezzato disegna la forma di una losanga polilobata. Il re dei mari, in movimentata e barocca posa serpentinata ispirata a modelli berniniani, è qui raffigurato sulla sommità della vasca in precario equilibrio sulla scivolosa superficie di un delfino dalla bocca spalancata.
Da ‘sole’ figure marine è invece caratterizzata la “Fontana del delfino” collocata nel giardino di Villa Arconati a Castellazzo di Bollate, costituita da una semplice vasca mistilinea di forma vagamente ovaleggiante, decorata con una pavimentazione a ciottoli di fiume neri e bianchi che compongono un mosaico a volute e forme geometriche. Dalla vasca interrata emerge un gruppo scultoreo in marmo bianco raffigurante un mostro marino cui si aggrappa un putto nudo che sembrerebbe volerlo scavalcare.
La presenza della ninfa del mare Galatea, invece, compare sia dipinta negli affreschi parietali interni che scolpita in forma di fontana, presso Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate. Il monumentale gruppo scultoreo che la ritrae fu realizzato a più riprese nel XVIII sec. dagli scultori Stefano Sanpietro, Carlo Beretta e Donato Carabelli. Al bacino centrale si accede da quattro scale a gradoni delimitate da una balaustra in marmo di Candoglia, decorata da coppie di statue di ninfe e due ignote divinità campestri. La vasca centrale, in marmo bianco di Carrara, è sorretta da coppie di putti che reggono gli stemmi nobiliari delle famiglie Borromeo, Visconti, Arese e Litta.
Dal bacino emergono due tritoni e una sirena avvolti tra le spire di un serpente marino,
che sostengono la conchiglia centrale sulla quale sono adagiati la ninfa Galatea con al fianco Cupido e un altro piccolo tritone che regge tra le mani una conchiglia.
Ulteriori fontane sono presenti nei giardini pertinenziali delle Ville Gentilizie Lombarde, quali ad esempio Palazzo Arese Borromeo, la cui progettazione è attribuita a Francesco Maria Castelli da Castel San Pietro, che fece realizzare sia la Fontana del Mascherone, sia la suggestiva, benché contenuta, fontana a gradoni di matrice romana, ornata da elementi simbolici riferiti alle famiglie proprietarie del palazzo. In essa l’acqua confluiva verso un grande bacino in cui l’acqua scompariva per riemergere in una grande peschiera poco distante denominata Vasca dei pesci rossi”, un tempo ornata da sculture mitologico-marine eseguite da Giovan Battista Rainaldi.
In alcuni particolari giardini pertinenziali delle nobili dimore lombarde furono edificati anche dei Ninfei, che trovano una significativa testimonianza negli ambienti di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno ed un esemplare affermazione dell’arte legata ai giochi d’acqua in Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, dove nell’ultimo quarto del XVI secolo fu edificato un complesso architettonico autonomo costituito da una successione di diciannove spazi disposti intorno ad un ambiente ottagonale denominato “Atrio dei quattro venti”.
Per ulteriori riferimenti alle fontane dei giardini pertinenziali delle Ville Gentilizie:
Per ulteriori approfondimenti tematici sulle fontane dei giardini pertinenziali delle Ville afferenti al sistema:
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