Presentazione generale del Parco storico-pertinenziale

Particolare del giardino pertinenziale alla villa e della Torre Palagi (Fototeca ISAL)
Particolare del giardino pertinenziale alla villa e della Torre Palagi (Fototeca ISAL)

Il parco di Villa Cusani Tittoni Traversi costituisce un variegato mondo vegetale con molteplici elementi di interesse che spaziano dalla cultura del vivere in villa di matrice sei-ottocentesca, alla specifica scienza botanica della biodiversità e dalle soluzioni paesaggistico-architettoniche ivi adottate, alle scelte compiute per impiantare lo storico giardino all’inglese. Quest’ultima parete del parco, infatti, costituisce uno dei primi esempi di introduzione del modello in Italia, di poco successivo a quello introdotto nella Villa di Cinisello Balsamo, concepito armonizzando alberi secolari con imponenti masse arboree di nuovo impianto per suggerire l’idea di una natura incontaminata e romantico-selvaggia.

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Ridimensionato rispetto all’area originaria, di cui rimane solo il settore meridionale, il giardino pertinenziale della villa è stato interessato nel Novecento da un periodo di grave abbandono e trascuratezza che hanno condotto anche a cambi di proprietà dell’intero complesso architettonico. Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale nuovo signore della villa e dei giardini pertinenziali divenne Paolo Reina, commerciante di legnami che acquisì l’immobile nel 1947 decretando l’abbattimento di molti alberi d’alto fusto per immetterli sul mercato. In parte deturpato dalla questa scelta, nel 1952 il Comune di Desio acquistò la grande villa di delizia e quello che rimaneva del giardino pertinenziale, in parte lottizzato.
Malgrado le cospicue mutilazioni, il parco della villa mostra ancora il suo imponente impianto all’inglese. Sul fronte posteriore del complesso architettonico si apre un’ampia distesa di prato, che funge da cannocchiale prospettico rispetto alla villa, consentendone la visione anche dall’estremità opposta del parco.
La “Fontana di Nettuno” sorge nelle immediate vicinanze della facciata dell’immobile e costituisce una sorta di snodo tra la villa con impianto rigidamente geometrico e la folta vegetazione apparentemente dominata dalla casualità. Fra gli alberi si scorgono due edifici dal chiaro valore romantico: la “Torre neogotica”, con i corpi di fabbrica annessi, e il “Monumento funebre di Antona Traversi”.
La “Torre neogotica” venne edificata dall’architetto Pelagio Palagi, tra il 1835 e il 1836, con funzione museale, essendo stata realizzata per accogliere l’importante collezione di lapidi, sculture ed altri reperti antichi iniziata dalla nobile famiglia Cusani, originariamente proprietaria della villa, e successivamente arricchita dalla famiglia Traversi. La nuova costruzione inglobò parte dell’ex convento di San Francesco che, al momento della soppressione tra il 1774 e il 1776, era divenuto di proprietà dei Cusani.
Il restauro della torre è stato avviato nel 1972 dall’attuale proprietario Pio Mariani, che ha acquistato l’edificio per adibirlo a sede di un museo di mineralogia. La nuova destinazione ha salvato l’edificio dal degrado e dall’incuria, separandolo però dal contesto del parco, da cui è visibile solamente la sommità della torre.
La tomba Traversi, realizzata tra il 1900 e il 1903 dall’architetto Luca Beltrami, è composta da un’edicola posta su una arcata, sorta di piccolo ponte a cavallo di una roggia oggi scomparsa. Smontata nel 1948, essa è stata ricomposta dall’architetto Luciano Giambelli tra il 1972 e il 1975, in posizione diversa da quella originale.
Sono invece perduti altri elementi caratteristici del giardino all’inglese quali padiglioni, grotte e un laghetto con darsena, interrato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel luogo dove esso sorgeva, nel 1972, è stato realizzato un edificio scolastico che rende impraticabile ogni possibilità di recupero.
Il parco di Villa Cusani Tittoni Traversi, inoltre, costituisce un caso storico significativo nel panorama delle ville di delizia italiane, poiché il suo giardino costituisce l’esito di una complessa trasformazione in giardino all’inglese di un giardino formale all’italiana più antico.
La villa, già esistente nel XVI secolo con annesso un giardino all’italiana, fu acquistata dai Cusani a metà Seicento e restò proprietà della famiglia fino all’inizio dell’Ottocento. Dopo aver fatto costruire un edificio di impianto barocco nella seconda metà del Settecento, i coniugi Fernando Cusani e Claudia Litta perseguirono l’ingrandimento della proprietà originaria, acquisendo la limitrofa Cascina Bolagnos e gli stabili e i terreni dell’attiguo convento francescano.
In seguito i proprietari affidarono a Giuseppe Piermarini la trasformazione in forme neoclassiche della villa barocca e ad Antonio Villoresi, padre di Luigi Villoresi, giardiniere-paesaggista della Villa Reale di Monza, la cura del giardino.
La nuova sistemazione del parco è testimoniata anche da Ercole Silva che nel suo libro “Dell’arte dei giardini inglesi” del 1813 descrive la villa di Desio, inserendovi anche la planimetria eseguita dal Brenna nel 1840.
Villoresi, allontanandosi dalla geometricità e dal gusto decorativo del giardino all’italiana, disegnò qui un grandioso parco all’inglese in cui i prati si alternavano ad imponenti masse arboree. La villa venne fiancheggiata da due serre-gallerie riscaldate per la coltivazione di agrumi.
Oltre il prato, antistante il fronte della villa, si estendeva un bosco di castagni attraversato da tre viali prospettici disposti a raggiera, nei quali un tempo trovavano giusta collocazione serre riscaldate con stufe per la coltivazione di ananas e un labirinto di splendide quinte arboree.
Elemento di grande valore paesaggistico era il lago artificiale servito da un canale, con una darsena e un’isoletta nel mezzo, su cui erano stati piantati pioppi e cipressi della Lunigiana.
Scorci suggestivi vennero sapientemente creati, inserendo tra la vegetazione le rovine di un castello, un ponte in pietra e una grotta che conduceva ad una capanna dipinta.
Oltrepassato un bosco di pini si giungeva ad un piccolo tempio dedicato all’Imeneo, realizzato, come varie altre grotte e padiglioni, su progetto dell’architetto Giuseppe Zanoja. Conclusa questa esperienza progettuale la villa fu venduta nel 1817 a Giovan Battista Traversi che affidò l’incarico di rinnovare completamente il parco a Pelagio Palagi. Questo vi lavorò assiduamente per circa un decennio modificando numerose volte il suo pensiero progettuale, che oggi trova significativa testimonianza nei disegni conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Palagi si occupò anche di ingrandire parzialmente la villa e di realizzare un nuovo accesso monumentale al parco ad arco di trionfo, oltre che elaborare l’esedra e la cancellata in ghisa prospicienti la facciata principale.