1965-1973. Nuove accuse di inquinamento

6bisS 1965-1973 Nuove accuse di inquinamento (1) 1-23
Il problema dell´inquinamento del Tarò fu sempre al centro dell´attenzione della Provincia di Milano che nel 1965 effettuò nuove analisi sul torrente rilevando la ‘non accettabilità’ delle acque, giudicate altamente inquinate e “ad alta tossicità”. La Provincia, dunque, dichiarò la necessità che l’industria migliorasse l´impianto di depurazione delle acque di produzione che fu imposto all´ICMESA nel novembre del 1965. Tuttavia un sopralluogo effettuato nel 1966 appurò che, nonostante le modifiche apportate, l´impianto continuava a non dare risultati soddisfacenti.

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Il 18 ottobre 1969 pervenne al Comune di Meda l´ennesima relazione del Laboratorio di igiene e profilassi della Provincia milanese che così si esprimeva: “Ripetuti sopralluoghi effettuati sia all´interno che all´esterno dello stabilimento Icmesa di Meda, portano a concludere che la situazione degli scarichi della ditta in oggetto va rivista alla luce di risultanze e accertamenti nuovi, più gravi e più complessi di quelli finora presi in considerazione, in quanto gli inquinamenti dovuti alle sue lavorazioni non sono limitati agli affluenti idrici, e quindi di natura primaria e immediata, ma si estendono e si moltiplicano con gli inconvenienti che possono derivare dalle sconosciute evacuazioni, in bacini perdenti esterni allo stabilimento, di sostanze solide, mucillaginose e liquide di natura diversa e imprecisata e dalla combustione in campo aperto, primitiva e incontrollata di prodotti di varia natura […] Tali operazioni, in aggiunta ai molteplici odori nauseabondi, insistenti e persistenti, che investono un raggio di alcune centinaia di metri e si accompagnano pervicacemente ai sensi e agli indumenti del visitatore per alcuni giorni, rappresentano infatti un pericolo continuo e costante per le falde acquifere e per lo stesso torrente Tarò che scorre a poche decine di metri […] È pertanto con viva preoccupazione che questo Laboratorio segnala una tal situazione, stigmatizzando l´assoluta mancanza di cautele e previdenze che la ditta aveva ed ha il dovere di osservare in ossequio al bene pubblico e ad un elementare buon senso. Brutture del genere, accertabili e visibili per gli occhi di tutti, non possono essere tollerate, né le ditta può pretendere che il tempo passi e la natura provveda”.
Il 18 dicembre 1969 l´ufficiale sanitario Sergi, facendo riferimento al rapporto del 18 ottobre, affermò che l´ICMESA rappresentava “una notevole grave sorgente per l´inquinamento” sia liquido che gassoso. Sergi asserì inoltre che “l´azione malefica di tale inquinamento” non si limitava alla zona circostante lo stabilimento, ma attraverso la falda acquifera superficiale, l´atmosfera e a mezzo del torrente Tarò, questa si estendeva “a zone anche lontane dalla sorgente inquinante”. “Data la gravità delle risultanze premenzionate” l´ufficiale sanitario chiese al sindaco di Meda di emettere un´ordinanza per imporre all´ICMESA “l´adozione di provvedimenti efficaci, stabili e continuativi, atti a rimuovere (o almeno a ridurre al minimo tollerabile) i molteplici inconvenienti constatati”.
All´inizio del 1974 l´ICMESA assicurò nuovamente la Provincia di Milano e l´Ufficio del Genio Civile rispetto all´imminente inizio dei lavori di realizzazione del nuovo impianto di depurazione delle acque, che, tuttavia, non fu mai realizzato, come testimonia una nuova analisi effettuata dalla Provincia il 2 dicembre 1974. Le nuove analisi ancora una volta l’inquinamento del torrente dichiarando: “Le acque usate che la ICMESA immette nel Tarò sono inquinate dal lato chimico ed a tossicità altissima estrema da quello ittico-tossicologico. Sono urgenti pertanto specifici ed efficienti lavori di bonifica. La ditta inoltre deve provvedere a dare una sistemazione più confacente ai fanghi che, attualmente, per percolazione, possono inquinare le falde sotterranee”.
Alla fine del 1974 il direttore tecnico dell´ICMESA, Herwig Von Zwehl, fu denunciato alla magistratura per “avere con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso corroso ed adulterato acque sotterranee destinate alla alimentazione prima che le stesse fossero attinte, rendendole pericolose per la salute pubblica, tramite lo scarico di fanghi in una pozza perdente”.
Il 5 settembre 1975, a seguito di un nuovo sopralluogo, la Provincia confermò le accuse di inquinamento delle acque sotterranee nei confronti della fabbrica di Meda. Nonostante il rapporto della Provincia, il 15 giugno 1976 Herwig Von Zwehl fu assolto per “insufficienza di prova”.