Giuseppe Nuvolone a Palazzo Arese Borromeo

Lo straordinario complesso di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno è prevalentemente frutto delle scelte architettoniche e decorative del suo proprietario, Bartolomeo III Arese (1610-1674), personaggio di spicco della corte degli Asburgo e committente anche dei due grandi palazzi familiari di Milano situati in corso Magenta. Il ricco apparato decorativo interno del Palazzo, tradotto in una profusione di pitture parietali e nella raffinata collezione di opere d’arte un tempo presente nelle sale, è opera di numerosi artisti tra cui i Montalto, Ercole Procaccini il Giovane, Federico Bianchi, Giovan Battista Costa, Antonio Busca e Giuseppe Nuvolone. Pur nelle singole differenze tra le varie personalità artistiche, la committenza cesanese si risolse in un vero e proprio lavoro d’equipe, in cui tutti gli interpreti coinvolti adottarono un unico stile ormai pienamente barocco, caratterizzato da una stesura ariosa e da una narrazione ricca e solenne, che ben si adattò al gusto del colto ambiente intellettuale del committente e dei numerosi ospiti che frequentavano il palazzo, tra cui Carlo Maria Maggi, letterato che collaborò alla stesura di molti versi di accompagnamento alle pitture parietali.

Panfilo Nuvolone, Museo d’Arte di San Paolo, Natura morta (Fototeca ISAL)
Panfilo Nuvolone, Museo d’Arte di San Paolo, Natura morta (Fototeca ISAL).

I Nuvolone, per tradizione spesso associati alla sola denominazione di “Panfilo” presso storici e collezionisti, furono in realtà una famiglia di pittori che per quasi un secolo dominò l’ambiente artistico milanese: il padre Panfilo avviò la fiorente bottega, affidando la sua fortuna principalmente al genere delle nature morte, per poi lasciare spazio ai numerosi figli. Poco è noto di Michelangelo, il maggiore e il più vicino al padre a livello stilistico, e di Giovanni Battista, il minore, che si dedicò principalmente all’esecuzione di ritratti. Più conosciuti invece Carlo Francesco, cui si deve lo sviluppo e la crescita dell’impresa familiare, e Giuseppe, purtroppo a lungo ricordato solo come un seguace del fratello, tanto che in passato la critica rilevò le caratteristiche della sua arte solo in raffronto con le opere di Carlo Francesco.
Per quanto effettivamente cresciuto all’ombra del fratello, Giuseppe non diventò un suo fedele interprete ma mostrò fin da giovane una personalità artistica forte ed autonoma, esprimendo un temperamento deciso e una spiccata preferenza per racconti briosi e di grande piacevolezza, rispetto alle atmosfere pensose e nostalgiche del fratello. La carriera dei due si sviluppò, soprattutto nella prima metà del XVII secolo, parallela e coincidente: se Carlo Francesco era ancora legato a memorie manieriste, Giuseppe cercò invece di accentuare la solidità delle figure, lanciandosi a comporre scene da trionfo barocco ancora inusuali per il territorio dell’Italia settentrionale.

Carlo Francesco Nuvolone, Cappella X del Sacro Monte di Varese (Fototeca ISAL)
Carlo Francesco Nuvolone, Cappella X del Sacro Monte di Varese (Fototeca ISAL)

Spesso essi lavorarono insieme alla realizzazione di opere per le chiese di Milano e della Lombardia, tanto che ad oggi diventa difficile collegarle alla mano di uno o dell’altro: il loro stile era caratterizzato da colori leggeri e vaporosi e dall’uso di iconografie e soggetti nuovi (quali ad esempio la figura dell’angelo custode), che proposero agli ordini religiosi sottolineando il senso di grande affettività delle scene sacre, così da svelare il lato più umano e commosso della fede. I due Nuvolone collaborarono anche per l’affrescatura delle cappelle del Sacro Monte d’Orta, dopo che Carlo Francesco aveva già lavorato presso il Sacro Monte di Varese. Attraverso le storie qui dipinte dedicate a San Francesco d’Assisi, il modello di soggetto sacro dal risvolto umano divenne ancora più convincente e le mani dei due fratelli si fusero in una rara intesa artistica che proseguì per molti anni.

Con la morte di Carlo Francesco, avvenuta nel 1661, Giuseppe, ormai quarantenne, assunse il compito di guidare la bottega familiare tra le numerose commissioni sia sacre che profane richiestegli nel vasto territorio compreso tra la Lombardia e il Piemonte. Il suo stile di assoluta modernità sapeva infatti legare gusti lombardi ed emiliani, aggiornati alle suggestioni offerte dalla pittura proveniente da Genova e da Venezia, senza dimenticare la fitta rete di scambi culturali con la Spagna. In questo periodo fondamentale fu il suo viaggio a Roma effettuato nel 1667. Qui egli riscontrò la proliferazione di architetture e pitture ormai totalmente barocche e conobbe direttamente i lavori di grandi personalità, quali Bernini e Borromini, venendo in contatto con modalità narrative totalmente differenti rispetto ai modi cupi ed austeri della Lombardia della Riforma Cattolica.

Giuseppe Nuvolone a Palazzo Arese Borromeo (3)
Giuseppe Nuvolone, Palazzo Arese Borromeo, particolare dell’affresco centrale della volta raffigurante Semele folgorata da Giove (Fototeca ISAL, fotografia di Ferdinando Zanzottera)

Al ritorno di Giuseppe a Milano, l’esperienza maturata a contatto con la cultura classica e la storia antica venne messa al servizio di Bartolomeo Arese, con la realizzazione di alcuni affreschi nella sua residenza di Cesano Maderno, a fianco di numerosi altri pittori. Più precisamente Nuvolone lavorò alla realizzazione di alcuni dei soffitti dipinti del piano terra del palazzo, realizzando le storie mitologiche di “Semele folgorata da Giove” nella “Sala con camino che immette alla Galleria” (detta appunto “Sala di Semele”); il medaglione centrale presente nella “Galarietta fatta a Mosaicho” del Ninfeo, raffigurante la “Carità moderata dalla Temperanza” e, con ancora qualche dubbio attributivo a livello di critica, anche la scena dell’“Assalto dei Giganti all’Olimpo” collocato nella “Sala del gioco del matto” (detta anche “Sala dei Giganti”). Tutti i soggetti raffigurati in questi dipinti portano, indipendentemente dalle singole storie mitologiche o allegorie ad esse correlate, ad individuare un intento comune, perseguito nell’intera decorazione interna del Palazzo: la perfetta consonanza tra temi classici e significati allegorici collegati alla gloria del casato degli Arese e dei rami familiari ad esso vicini, primi tra tutti i Borromeo. Gli affreschi presenti nelle sale si caricano inoltre di particolari riferimenti e allusioni, talvolta anche criptici, al ruolo di diplomatico e sostenitore della monarchia spagnola del committente Bartolomeo Arese, nonché al suo straordinario amore per la studio delle scienze e delle lettere antiche. Istanze politiche, gloria familiare e uno spiccato interesse per la cultura si fondono così nel palazzo, dando vita ad un ricchissimo corredo iconografico dipinto, di cui gli studiosi stanno ancora indagando pienamente i risvolti.
L’impegno cesanese condusse Giuseppe a riflettere sulla rilettura dell’antico come qualità essenziale della pittura, non soltanto per i soggetti mitologici ma anche come chiave di rinnovamento della pittura sacra. Uscito da Palazzo Arese Borromeo non gli mancarono infatti numerosi committenti in territorio lombardo e fino alla conclusione della sua carriera egli continuò a realizzare pale d’altare per Brescia e le sue valli, e nuovi dipinti per le città di Cremona e Piacenza, caratterizzando la sua personalissima interpretazione del linguaggio barocco con una vena di originalità e disinvoltura che costituì il modello per tutti gli artisti delle generazioni successive.

 

Giuseppe Nuvolone a Palazzo Arese Borromeo (4)
Giuseppe Nuvolone, Palazzo Arese Borromeo, affresco raffigurante Carità moderata dalla Temperanza (Fototeca ISAL, fotografia di Ferdinando Zanzottera).
Giuseppe Nuvolone a Palazzo Arese Borromeo (5)
Giuseppe Nuvolone, Palazzo Arese Borromeo, particolare dell’affresco della Titanomachia o Gigantomachia raffigurante Minerva-Atena (Fototeca ISAL, fotografia di Ferdinando Zanzottera).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più dell’opera di Camillo Procaccini a Villa Borromeo Visconti Litta di Lainate:

 

Sala dei Giganti o Sala del Gioco Matto
Palazzo Arese Borromeo.
Sala di Semele o Sala con camino che immette alla Galleria
Palazzo Arese Borromeo
Galarietta fatta a mosaicho
Palazzo Arese Borromeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per approfondimenti tematici sul Ninfeo di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno:

 

Galarietta fatta a mosaicho
Palazzo Arese Borromeo.
Saletta a mosaico detta “dei bagni”
Palazzo Arese Borromeo.
Stanza vicino al cortile del mosaico
Palazzo Arese Borromeo.