Fungo lanterna o Cuore di strega (Clathrus ruber)

Particolare del Fungo lanterna (o Cuore di strega) nel suo contesto vegetale (Fototeca ISAL) Particolare del Fungo lanterna (o Cuore di strega) nel suo contesto vegetale (Fototeca ISAL)
caption] Noto comunemente con il nome di Fungo lanterna o Cuore di strega, questo micete appartiene alla specie delle Clathraceae. Si tratta di un fungo abbastanza diffuso nei boschi di latifoglie e aghifoglie della macchia mediterranea e, in particolare della fascia collinare dell’entroterra mediterraneo, che difficilmente si ritrova nei boschi lombardi. Riconoscibile per la sua forma inconfondibile che raggiunge durante la maturità, da qualche anno è comparso all’interno del giardino pertinenziale di Villa Crivelli Pusterla, incuriosendo notevolmente i visitatori e gli studenti che frequentano l’Istituto agrario che lì ha sede.
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Dopo aver superato il periodo embrionale il Fungo lanterna crea una struttura endoperidiea che assomiglia ad una gabbia naturale a larghe maglie geometricamente irregolari, spaziando da forme quadrangolari, ovaloidi o penta ed esapartite. Il suo nome scientifico deriva proprio dalla sua forma e, in particolare, dai lemmi latini klàthron (=inferriata, cancello, sbarra) e dall’aggettivo ruber (=rosso). Mediamente raggiunge i 10-12 centimetri di diametro e nei primi stadi di maturazione è racchiuso in una volva bianca (ovolo), tecnicamente definita come esoperidio.
Avvenuta la maturazione il fungo tende a sfaldarsi mutando il suo colore da arancione-rosso scarlatto in grigio-verde o nero, e secerne uno sgradevolissimo odore putrescente e cadaverico particolarmente intenso, percepibile anche a distanza di un paio di metri. Si tratta di un raffinato sistema naturale per attrarre a sè particolari insetti, come le mosche, affinché ne spargano le spore.
Citato per la prima volta nel 1592 dal naturalista e botanico Fabio Colonna nel suo celebre volume intitolato “Tortura delle piante“, il clathrus ruber matura dalla primavera all’autunno, anche se non sono rari i casi di tarda crescita invernale.
Immangiabile nel suo stato maturo e generalmente giudicato non commestibile o tossico, secondo alcune fonti non verificate, questo fungo sarebbe mangiato nei paesi dell’Est Europa quando è ancora al suo stato di ovolo.