Sala della Musica

25 Sala della Musica (2)

 

Il grande salone del piano nobile viene descritto negli inventari settecenteschi come “a doppia altezza” in quanto occupa il primo piano e il piano degli ammezzati: è infatti alto 9 metri, largo 7,50 metri e lungo 30 metri. Era inoltre chiamato “Galleria” in quanto conteneva in origine diciannove ritratti di famiglia e due tavolini da gioco, oggi non più esistenti.

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La sala presenta un pavimento in pianelle ed è coperta da una volta a botte ornata da una cornice in stucco. Sui lati corti è dotata di logge con parapetto in ferro battuto sorrette da telamoni in stucco: gli enormi uomini sono modellati in posizioni variate, con le braccia poggiate sulle gambe o sollevate sopra la testa per aiutarsi a reggere il peso soprastante e con la schiena piegata in avanti nell’atto di sostenere la balconata. Le gambe dei telamoni poggiano su un cornicione decorato con maschere grottesche mentre la parete di fondo è ornata con bassorilievi in stucco raffiguranti ritratti di imperatori e dame di profilo inscritti all’interno di medaglioni rotondi circondati da nastri e volute. Ad essi si alternano motivi all’antica con alabarde, picche, lance e scudi decorati con le imprese delle famiglie Visconti, Borromeo, Arese e Litta, oppure corone circondate da un fitto intreccio di rami e foglie di quercia.
Le logge erano state create per ospitare musici ma solitamente venivano utilizzate come disimpegno per accedere alle altre stanze della villa senza interferire con le attività e i balli che si svolgevano nel salone sottostante. Queste balconate costituiscono un elemento piuttosto innovativo rispetto alle ville nobiliari barocche, che poi sarà destinato ad avere molto successo in epoca neoclassica. Il fatto di comparire nel primo inventario settecentesco di Villa Visconti Borromeo Litta, databile 1734, autorizza a ritenere che esse fossero parte del progetto originale dell’architetto Domenico Valmagini, che si occupò della costruzione del cosiddetto “quarto nuovo”. Le decorazioni in stucco vengono invece fatte risalire dalla critica agli anni compresi tra il 1760 e il 1770.