Sala degli Archivolti

18 Sala degli Archivolti (2) ville 114

 

Dalla “Sala della Fortezza” si accede alla “Sala degli Archivolti”, che si distingue da tutte le altre stanze del piano inferiore per autonoma concezione spaziale, certamente influenzata dalla posizione. Caratterizzata da una volta a crociera ribassata, infatti, questa sala è posta sotto lo scalone d’onore che conduce al piano nobile del palazzo ed è dunque disposta in pianta accanto al porticato d’accesso all’ala cinquecentesca. Anche questo ambiente, come le precedenti sale della villa, a livello decorativo è caratterizzato dal medesimo horror vacui.

Continua
La volta è decorata con una partitura a grottesche, disposte accanto a tre allegorie della vita dell’uomo, indicate rispettivamente ognuna con la decade di appartenenza in numeri romani (X, XX e XXX). La giovinezza viene rappresentata da una donna che regge nella mano destra un infante e con il braccio sinistro una culla a dondolo. L’età adulta è invece raffigurata come un giovane cavaliere in tenuta da caccia, con un cane ai suoi piedi e un falcone sul braccio sinistro, mentre con la mano destra regge un coltello. La maturità, infine, è simboleggiata da una dama riccamente vestita e ingioiellata, con ai piedi un pavone, intenta a guardarsi nello specchio stretto nella mano destra. Come nelle sale precedenti, per arricchire la volta, gli autori delle decorazioni realizzarono coloratissime ed elaborate cornici ornate da volute, piante, fiori, uccelli, insetti e animali fantastici che popolano la superficie intonacata di bianco.
Le pareti della sala si aprono invece su ampi paesaggi con “Scene di romitaggio” incorniciati da concrezioni calcaree che ricordano il mondo della grotte artificiali del Ninfeo. In essi, grandi rovine classiche o borghi rurali appaiono arroccati in cima a piccole alture immerse nel verde e circondate da corsi d’acqua che si fanno strada tra le rocce. Il gusto nordico di queste paesaggi non deve sorprendere perché in tutta la Lombardia esisteva una radicata tradizione paesaggistica che prendeva spunto dalle opere fiamminghe, in particolare quelle di artisti quali Paul Bril e Jan Brueghel.
Pur nell’evidente discontinuità stilistica rispetto alle stanze vicine, la critica non ha potuto non riconoscere anche in questa sala la regia decorativa di Camillo Procaccini (1561-1629), già attivo nel Ninfeo nel penultimo decennio del Cinquecento, e dei suoi collaboratori: Agostino Lodola e Giovan Battista Maestri, detto il Volpino, attivi a palazzo tra il 1602 e il 1603. Alcuni storici, inoltre, non escludono che alla realizzazione dei paesaggi abbia collaborato anche il fratello minore di Camillo, Carlo Antonio Procaccini (1571-1630).