La Liquidambar è un albero a grande fusto che appartiene alla famiglia delle Altingiaceae, che cresce piuttosto lentamente durante i primi anni della sua vita. Le foglie sono simili a quelle alcune specie di aceri e in autunno presentano tonalità che variano dal rosso, al color giallo limone, al violetto e al rosa. In Europa questa pianta venne introdotta nel 1681 a scopo ornamentale divenendo subito apprezzata dai botanici e dagli architetti paesaggisti per i suoi colori accesi autunnali. Anche per questa ragione la Liquidambar costituisce un’essenza decorativa ampiamente diffusa nei parchi e nei giardini delle ville gentilizie.
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Nel giardino romantico di Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, passeggiando tra i sentieri allietati da leggere pendenze del terreno e dall’ombra degli alberi ad alto fusto, si può ammirare in tutta la sua maestosità un esemplare di liquidambar dall’ampia chioma arrotondata che si è sviluppata con l’avanzare dell’età.
Le foglie a cinque lobi, semplici e acuminate, con il margine seghettato, a differenza di quelle degli aceri, sono alterne sui rami e di colore verde brillante.
La corteccia dapprima è grigia e liscia e poi, con il passare dei decenni, appare brunastra e rugosa, mentre il fusto è diritto e slanciato.
La fioritura avviene tra marzo e aprile con infiorescenze poco appariscenti e a sessi separati, contemporaneamente presenti sulla stessa pianta (monoica). I fiori maschili sono rotondi e gialli e crescono in grappoli, mentre quelli femminili sono piccoli e riuniti in una fitta infiorescenza.
Il nome ricorda “l’ambra liquida” per il fatto che, se si incide la sua corteccia, fuoriesce una resina detta storace che bruciata produce un aroma molto persistente. Essa è utilizzata anche per produrre adesivi, unguenti, profumi e incenso.
In una delle aiuole ai lati della vasca della “Fontana di Galatea” si può ammirare un giovane e promettente Liquidambar dai brillanti colori autunnali e dall’infruttescenza arrotondata e irta che, maturando, da verde diventa bruna e legnosa. Una volta secche, dalle capsule compaiono dei fori dai quali escono uno o due semi scuri. Esso ha sostituito l’esemplare maestoso della stessa specie recentemente abbattuto da un fulmine.