La fontana in marmo, realizzata dallo scultore Donato Carabelli (1760-1840), fu collocata intorno alla metà del XVIII secolo nel luogo in cui originariamente si trovava il “Giardino delle Esperidi”.
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L’opera è costituita da un bacino circolare posizionato a livello del prato ornato sui lati da coppie di amorini che sostengono gli stemmi nobiliari della famiglia Litta. Al centro di tale vasca si ergono quattro figure mitologiche marine, due sirene e due tritoni, intenti a soffiare all’interno di conchiglie. Sulle loro spalle poggia la grande conchiglia su cui è adagiato il dio Nettuno, accompagnato da due piccoli tritoni coronati di alghe marine.
Nella religione romana antica, Nettuno era la divinità delle acque correnti ed in seguito divenne anche il dio del mare, sovrapponendosi all’equivalente greco Poseidone. Secondo l’iconografia tradizionale derivata dai vasi e dalla grande statuaria ellenica, viene qui rappresentato come un uomo barbuto, seminudo, coperto solo sul ventre da un ampio mantello, e dotato di tridente, suo caratteristico scettro nonché attributo. Non di rado, come in questo caso, veniva rappresentato anche a capo di cortei marini, circondato da tritoni e nereidi, oppure seduto su un carro trainato da ippocampi. La sua particolare connessione con il tema delle acque lo rese un soggetto particolarmente adatto per le raffigurazioni a mosaico collocate all’interno delle Terme, poi riprese nella scultura manierista e barocca come ornamento a monumentali fontane.
Nella religione romana antica, Nettuno era la divinità delle acque correnti ed in seguito divenne anche il dio del mare, sovrapponendosi all’equivalente greco Poseidone. Secondo l’iconografia tradizionale derivata dai vasi e dalla grande statuaria ellenica, viene qui rappresentato come un uomo barbuto, seminudo, coperto solo sul ventre da un ampio mantello, e dotato di tridente, suo caratteristico scettro nonché attributo. Non di rado, come in questo caso, veniva rappresentato anche a capo di cortei marini, circondato da tritoni e nereidi, oppure seduto su un carro trainato da ippocampi. La sua particolare connessione con il tema delle acque lo rese un soggetto particolarmente adatto per le raffigurazioni a mosaico collocate all’interno delle Terme, poi riprese nella scultura manierista e barocca come ornamento a monumentali fontane.