Scalone

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Lo “Scalone” che collega il pian terreno al piano nobile di Villa Arconati è un ambiente monumentale e dalla storia complessa. Illuminato da due grandi finestre, è composto da due rampe di bassi gradini in pietra con una balaustra lavorata a motivi mistilinei. Sul piano di passaggio è esposta una copia della celebre scultura oggi conservata ai Musei Vaticani, rappresentante il “Laocoonte” avvolto insieme ai due figli dalle spire di serpenti marini.

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Il volume della scalinata e il soffitto sono interamente affrescati a trompe l’oeil, e questa decorazione è stata attribuita, con dei dubbi, al celebre pittore Giocondo Albertolli, insegnante di Ornato presso la neonata Accademia di Belle Arti di Brera dal 1776 al 1812. Sui lati dello scalone una finta architettura dipinta mostra una balconata di ferro battuto finemente istoriata che si apre illusionisticamente su pareti decorate con motivi a stucco. Al livello superiore, alternate ai vani dipinti, finte finestre con parapetti raffiguranti stemmi araldici si affacciano sulla sala, alternando finestre chiuse e finestre aperte con tendaggi che si muovono per un immaginario soffio di vento. Nei pennacchi d’angolo, piccoli putti sono dipinti seduti in nicchie a conchiglia, mentre tengono tra le mani degli scudi, con le gambe penzoloni, in un sapiente gioco illusionistico. Sulla volta dello scalone, tramite un oculo prospettico aperto in una finta architettura, spicca un cielo blu in cui si osserva il carro di Apollo, con un monumentale Sole infuocato, che viene trainato dai cavalli, mentre accanto a lui, due figure – un uomo munito di scudo, lancia ed elmo, e una donna seduta sul limitare dell’architettura -, stanno osservando la scena. Sui lati corti, in alto, sventolano illusori tendaggi dipinti a righe gialle e rosse, andando a rimarcare la presenza di grossi stemmi compositi, tra cui si distingue il biscione visconteo.

I lavori di ristrutturazione dello scalone sono documentati da un contratto datato 1749, in cui si richiede allo scalpellino Pietro Pirovano delle decorazioni in pietra di Viganò per la balaustra, che fu intagliata forse su un disegno dello stesso conte Giuseppe Antonio Arconati, committente di molte delle decorazioni interne della villa. Con il XIX secolo e il passaggio di proprietà della villa ai marchesi Busca, vennero intrapresi nuovi imponenti lavori all’interno del complesso di gusto tipicamente neo rococò: a questa campagna d’intervento è forse da collegare la data dipinta sulla pittura parietale che sovrasta la seconda rampa di accesso dello scalone, sul cui architrave appare la data 1865.