Teoria di statue in facciata

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Nell’imponente facciata settecentesca disegnata dell’architetto Giovanni Ruggeri per volontà di Giuseppe Antonio Arconati, si impone per dimensione e bellezza la teoria di statue collocata nel secondo ordine, all’interno di nicchie ricavate nelle lesene mistilinee.
Le sculture erano probabilmente già in possesso degli Arconati dal 1671, ben prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione della villa.

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Quello realizzato a Bollate, dunque, costituisce un significativo esempio di reimpiego di materiali artistici e di sculture figurativamente molto diverse tra loro. La facciata testimonia anche il grande l’interesse della famiglia Arconati verso la cultura classica e le sculture antiche, con la conseguente costituzione di un’importante collezione di pezzi provenienti da molte località geografiche.
La teoria di otto statue presenti in facciata e disposte lungo il perimetro del primo piano, mostra una grande varietà di figure, tra le quali si distinguono guerrieri, combattenti e soldati in armatura, interpretati dagli storici come rappresentazioni di eroi della romanità. Alcuni documenti antichi, invece, le presentano come le raffigurazioni dei principali consoli romani che avevano contribuito ad espandere ed ampliare la Repubblica di Roma fuori dai confini italici. In entrambe i casi la facciata di Villa Arconati si pone come omaggio alla Res publica Populi Romani e un omaggio al governo milanese, basato sull’importanza del Senato e l’istituzione di alte cariche da affidare alle nobili famiglie storiche lombarde. In questo senso la facciata del palazzo diviene una sorta di manifesto politico che sembra suggerire che la stessa pace e la prosperità erano possibili solo se i governi stranieri riconoscevano autorità e potere ai singoli membri delle casate nobili locali. Lo stesso Giuseppe Antonio Arconati nel 1927 venne nominato membro del Consiglio dei Sessanta decurioni di Milano e, come molti appartenenti alla nobiltà milanese, ricevette numerosi incarichi diplomatici, anche in qualità di ambasciatore. La famiglia Arconati, inoltre, si proponeva come elemento essenziale di mediazione politica tra la nobiltà e il governo austriaco, esattamente come Giuseppe Antonio fece, in qualità di ambasciatore straordinario a Parma, per la famiglia Farnese.
Malgrado la differente interpretazione delle singole sculture, le statue presenti in facciata costituiscono una rara e significativa testimonianza dell’importanza della statuaria a tutto tondo posta a decorazione del partito murario delle ville gentilizie, che aiuta a movimentare la rigida scansione modulare del prospetto attraverso la rappresentazione di personaggi maschili raffigurati in abiti e atteggiamenti differenti. Nella teoria di statue, infatti, convivono figure con corazza ed elmo in stile quasi seicentesco, con figure maschili vestite alla maniera degli antichi.
Sopra ogni scultura, il progettista volle inserire dei busti femminili, che poggiano su peducci sporgenti e che si protendono da nicchie anch’esse mistilinee. Queste sculture sarebbero fortemente connesse alle sottostanti statue, poiché rappresentano le province conquistate dai singoli consoli o dai eroi raffigurati. Ad arricchire l’impianto scenografico, gli animali posti accanto ai busti, che forniscono elementi iconografici utili per definirne il nome. Tra questi anche animali esotici come il leone ed animali più comuni nelle terre lombarde, quali il cinghiale.