Scalone d’accesso al piano superiore o Scalone di Ferro

Lo “Scalone sud-ovest”, con spalliera in ferro battuto, congiunge l’estremità meridionale del portico a numerosi ambienti del piano nobile. La decorazione parietale ad affresco, divisa su più livelli, raffigura una ricchissima serie di stemmi nobiliari e costituisce un’interessante testimonianza dell’araldica lombarda, affermando l’importanza raggiunta da numerose famiglie signorili che vennero a contatto con la realtà cesanese. Lungi da doversi interpretare come sterili elementi decorativi o inutile ostentazione del potere familiare, gli stemmi aiutano a comprendere la società sei-settecentesca e le sue differenti forme di governo e, in modo particolare, costituiscono un’attestazione della posizione di grande fama e ricchezza raggiunta dai proprietari del palazzo, grazie a un’accorta politica di alleanze matrimoniali e di amicizie economico-politiche.

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Sulla parete settentrionale sono raffigurati gli stemmi delle famiglie Archinto, Arese, Visconti, Omodei, Odescalchi e Borromeo. Sulla parete orientale sono, invece, presenti gli stemmi delle famiglie Legnani, Cusani, Opizzoni, Gallarati, Melzi, Marliani, D’Adda, Corio, Pettenari e Scanzia.

L’attigua parete meridionale riporta, tra gli altri, gli stemmi delle famiglie Arconati e Ghisolfi, cui si aggiunge lo stemma del re di Spagna e duca di Milano. Infine, la parete occidentale presenta gli stemmi delle famiglie Castiglioni, Panigarola, Natta, Caravaggio, Cavenago, Simonetta, Pirovano, Tornielli, Lampugnani, Lurani, Porro, Scotti, Tolentino, Monti, Visconti Borromeo, Grillo, Caccia e Odescalchi. Tra i molti si ricordano, per le loro particolarità, gli stemmi Omodei e Borromeo, caratterizzati da berrette cardinalizie, e quello Odescalchi, sormontato da una tiara, a testimonianza delle altissime cariche ecclesiastiche esercitate dai congiunti della famiglia Arese. Bartolomeo III Arese aveva infatti sposato Lucrezia Omodei, sorella del cardinale Luigi Omodei: da questo matrimonio nacquero un figlio maschio, Giulio, e due figlie femmine, Margherita e Giulia, che verranno maritate rispettivamente con le famiglie Visconti e Borromeo. Notevole è, inoltre, l’effige dei Cusani, con cinque punti d’oro e quattro di verde, sormontato da una corona d’oro antica, dipinta in ragione del matrimonio di Elisabetta Cusani con Giberto V Borromeo Arese, ultimo tra i discenti di Bartolomeo a eseguire lavori all’interno del palazzo.

Sul lato meridionale è inoltre raffigurata a monocromo un’”Allegoria dell’Astronomia”, a simboleggiare la vicinanza con l’ambiente dell'”Osservatorio”, inquadrata dal partimento architettonico di una finestra dipinta dalla quale si affaccia un contadino con in mano un forcone a due rebbi e un cappello a cencio. Tale figura introduce una serie ben rappresentata all’interno del palazzo, ovvero quella dei cosiddetti “tipi umani” (personaggi reali) inseriti all’interno di narrazioni familiari solenni per collegare le raffigurazioni della gloria degli Arese alla realtà quotidiana, a un certo gusto per l’ironia e alle potenzialità offerte dall’illusionismo pittorico. Il contadino, quindi, potrebbe rappresentare proprio il padrone di casa che in questo modo accoglie chi sale le scale, mostrandogli un forcone per il governo degli animali costituito da due rebbi attaccati a un pettine alla gorbia, nella quale s’innesta il manico di legno. Pur mostrandosi in abiti contadini, dunque, egli non rinuncia a sottolineare il suo potere di governo, al quale tutti sono tenuti all’obbedienza.

Oltre alla simbologia araldica numerosi elementi iconografici si celato negli affreschi di questo scalone, tra i quali spicca per originalità la presenza di una scimmia incatenata, dipinta sulla parete occidentale. Questa rappresenta non tanto la vittoria della fama familiare sul Male, quanto la possibilità per chi si abbandona alle pulsioni sfrenate e al peccato di essere educato e salvato se aderisce alla tradizione familiare. Nella pittura cinque-seicentesca, infatti, la scimmia abbandona la sua tradizionale identificazione con il Male per divenire immagine dell’uomo che è caduto in uno stato di profondo decadimento e che dunque ha bisogno di qualcuno che lo salvi. Se dunque ne “La Madonna della Scimmia” di Albrecht Dürer è alla Vergine Maria che è stato affidato questo compito di redenzione, a Cesano tale incarico è ricoperto dalla nobiltà e dal patriziato lombardo, che si propone come società educatrice, capace di discernere il Bene dal Male e di punire gli uomini che si abbandonano agli eccessi.

Sullo scalone, inoltre, sono presenti due date dipinte – 1659 sopra l’ingresso inferiore e 1663 sopra la porta dell’”Anticamera che immette nello scalone dell’ala sud” – da intendersi come riferimento cronologico simbolico di realizzazione dell’intera fabbrica, racchiusa in un quinquennio.