Pioppo

Pioppo cipressino (1)

 

Nell’area settentrionale del giardino pertinenziale del palazzo, un imponente filare di pioppi cipressini (Populus nigra var. italica), riconoscibili per le alte chiome colonnari, conduce verso la porzione di parco mantenuta a prato. Al centro di questa, negli anni Novanta, è stato realizzato un laghetto artificiale, contornato da cespugli di salice e alimentato dalla “Roggia Borromea”, ripristinata in parte nel 1928 dal Conte Guido Borromeo. L’antico canale, completato nel 1690, era utilizzato per convogliare l’acqua della Valsorda per irrigare e per far funzionare i giochi d’acqua e un mulino posto a settentrione dell’edificio.

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Per la sua forma snella e slanciata, il pioppo cipressino, appartenente alla famiglia delle Salicaceae, è apprezzato per la sua grande eleganza e per il limitato consumo di terreno, poiché non occupa eccessivi spazi. Grazie alla sua chioma, densa e alta, forma uno schermo protettivo eccellente che isola quest’oasi felice dal traffico urbano esterno. Il fusto è snello e presenta una base scanalata ricoperta da una corteccia grigio bruna. I numerosi rami assurgenti formano l’alta chioma colonnare, di un bel verde compatto d’estate.
Seguendo il viale di pioppi cipressini, nella porzione nord-est della dimora nobiliare, è visibile la “Fontana del Mascherone” non più in funzione. Da lì, volgendo lo sguardo verso i filari di pioppi, si può osservare un curioso spettacolo: quando le foglie sono colpite dalla brezza del vento, si muovono creando movenze suggestive. Questa caratteristica, che fa fantasticare i bambini e affascina gli adulti, è resa possibile dalla forma del picciolo lungo e compresso delle foglie, che sono alterne, più larghe che lunghe, e possiedono il margine traslucido munito di piccoli denti regolari.
I fiori sono portati da individui diversi: si tratta, perciò, di specie dioiche. Le pendule infiorescenze compaiono prima della crescita delle foglie nuove e l’impollinazione avviene tramite il vento. Per evitare che le piante femminili liberino, una volta fecondate, i semi cotonosi, che possono sporcare prati e selciati, normalmente si sceglie di piantare nei parchi, dopo un’attenta selezione, solo gli individui maschili.
Il nome di questa pianta deriva dal latino populus che significava “mobile, in movimento”, probabilmente a causa del menzionato caratteristico moto del fogliame tremule.