L’evacuazione si estende

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Lunedì 26 luglio, a cura dei due Comuni e con la collaborazione delle forze dell´ordine, furono allontanate 213 persone (176 di Seveso e 37 di Meda) e collocate prevalentemente presso l´albergo “Leonardo da Vinci” di Milano-Bruzzano.

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Scrisse il ‘Corriere della Sera’: “Duecento persone sono da ieri mattina dietro il filo spinato steso attorno al quartiere San Pietro dai soldati del 3° artiglieria a cavallo. L´autocolonna militare è arrivata davanti al municipio di Seveso alle otto e mezzo di mattina. Guidati dai tecnici del comune i soldati hanno raggiunto quella che sulle carte è segnata come zona A, un´area di 15 ettari che risulta essere quella maggiormente contaminata. Sotto una pioggia battente gli uomini hanno iniziato a stendere i reticolati doppi di filo spinato, piazzato i cavalli di frisia per sbarrare le vie di accesso al quartiere, piantato nel terreno i paletti di recinzione”.

Il giorno dopo il Comune di Seveso si trovò costretto, a causa “dell´aggravarsi della situazione”, a provvedere all´evacuazione di altre 19 persone, di cui 3 bambini, prontamente inviati presso la colonia medico-psico-pedagogica di Cannobbio. Nel frattempo venne prevista l´evacuazione di altri 114 nuclei familiari, corrispondenti a 398 persone, di cui 86 bambini. I risultati degli ulteriori esami di laboratorio avevano infatti consigliato alle autorità sanitarie regionali di ampliare la Zona “A”, la cui profondità fu portata a circa 1600 metri.

Nei giorni successivi le analisi indussero ad un secondo ampliamento della Zona “A”, con un aumento della profondità a 2200 metri. Anche questo allargamento comportò la decisione di procedere a un’ulteriore evacuazione. Complessivamente furono allontanate 736 persone (676 di Seveso e 60 di Meda) per un totale di 204 famiglie e la zona evacuata e recintata interessò una superficie di 108 ettari, con uno sviluppo perimetrale di 6 chilometri. Una azienda agricola, 37 imprese artigiane, 10 esercizi commerciali e 3 industrie furono costrette a sospendere l´attività per un totale di 252 addetti.

Il primo bilancio relativo agli animali morti, abbattuti o usati per esperimenti ammontò a 2.953. La moria di animali fu continua e comprese non solo gli animali domestici. Furono trovati morti nei campi anche fagiani, quaglie, lucherini, cardellini, rondini e passeri. Ricorda Angelo C. che abitava nella zona: “Non ho più visto rondini e quando non si vedono più rondini è brutta, perché è veramente successo qualcosa e quando è venuta fuori la diossina di rondini non se ne sono viste più, sparite tutte”.

Un brigadiere della polizia zoofila di Milano affermò che tra gli animali domestici i cani e i gatti erano quelli che facevano la fine più impressionante: o si spegnevano adagio perdendo lentamente le forze, oppure sembravano impazzire. I gatti miagolavano in continuazione, i cani diventavano aggressivi, nervosi, inavvicinabili.