Acero di monte

33D Acero di monte (1) fronde acero

 

Oltrepassando un boschetto di pini che orna con la sua presenza il parco pertinenziale della villa, il visitatore è colto da stupore nell’osservare un angolo di giardino, sapientemente creato, in cui si è riusciti a fondere insieme le rovine di pietra e la vegetazione circostante. Sopra una grotta artificiale decorata con stalattiti in tufo, infatti, svettano due esemplari ben conservati di acero di monte, appartenenti alla famiglia delle Aceraceae, che affondano le loro radici tra le rocce della piccola spelonca. Il loro tronco appare fessurato e la corteccia che lo ricopre è di color bruno rosata.

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Entrambi gli esemplari hanno una forma slanciata e una chioma che si apre verso l’alto a formare un’ampia cupola che produce una fitta ombra. Le fronde portano foglie larghe sino a 10 cm a forma di palmo di una mano, con cinque lobi di colore verde scuro sulla parte superiore e grigio verde su quella inferiore. I piccioli delle foglie, piuttosto lunghi, se vengono spostati dal vento fanno muovere il fogliame leggero tra i rami simulando una danza vivace.
In autunno la foglie di molti aceri diventano rosso sangue dopo essere trascolorate dal giallo all’arancione. Per questa ragione nell’antichità i greci e i romani consideravano la pianta una specie funesta.
I fiori giallo verdastri, riuniti in grappoli agli apici dei rami, appaiono insieme alle foglie nel mese di maggio. Sono piccoli e poco appariscenti eppure vengono spesso visitati dagli insetti pronubi.
Il frutto è formato da due ‘frutticini’ alati uniti (disamara), ognuno dei quali contiene un solo seme.
A seconda della specie di appartenenza la posizione delle ali che racchiudono il seme cambia, così come il loro colore che passa dal verde al rosso acceso. Un’ampia panoramica di specie di aceri si possono ammirare nelle ville di delizia briantee e, in particolare, si possono osservare passeggiando per i sentieri del Bosco delle Querce presso gli abitati dei Comuni di Seveso e Meda. Gli esemplari di Desio, tuttavia, si differenziano da quelli sevesini per imponenza ed età, oltre che per specificità arborea.
Nelle scelte culturali cha hanno condotto nei secoli passati a piantare nel giardino pertinenziale della villa degli aceri, è probabile che i proprietari e gli architetti “botanici-florivivaisti” impegnati nella progettazione del verde furono influenzati dalle leggende nordiche legate all’acero e che con questi racconti i padroni di casa intrattenessero amici e conoscenti. Una fiaba ungherese, ad esempio, narra che sul terreno dove una principessa era stata sepolta dal suo assassino nacque una pianta di acero che servì ad un pastore per fabbricare un flauto magico perché lo strumento cominciò a parlare denunciando l’autore del delitto. Secondo questa tradizione, sarebbe dunque questa la ragione per la quale questo legno viene impiegato per la fabbricazione di strumenti musicali, le cui proprietà eccelse erano ben note ai grandi liutai, tra i quali Antonio Stradivari, che fu il primo ad impiegare un ponte di acero per sostenere le corde dei suoi violini.