Sala del Cannocchiale

Particolare dello decorazione pittorica della Sala di Cerere, Pomona e Saturno (Fototeca ISAL-BAMS Photo Rodella)
Particolare dello decorazione pittorica della Sala del Cannocchiale (Fototeca ISAL-BAMS Photo Rodella)

 

Tra le poche sale della villa di delizia di Limbiate nelle quali oggi è ancora possibile ammirare degli affreschi, degna di nota è la cosiddetta “Sala del Cannocchiale”, oggi adibita ad aula scolastica. Posta al piano terra della villa, in adiacenza all’altra sala affrescata denominata “Sala di Cerere, Pomona e Saturno”, questa stanza fu dipinta dal pittore cremonese Giovan Angelo Borroni.

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Egli vi lavorò su commissione di Giuseppe Angelo Crivelli nell’ambito della ristrutturazione della villa avvenuta dopo l’acquisizione da parte dei Crivelli.
Anche quest’opera viene fatta risalire agli anni Quaranta del Settecento per via dello stile utilizzato dal Borroni che ricorda i cicli pittorici realizzati dall’artista tra il 1730 e il 1753 per i palazzi milanesi Clerici, Cusani e Stanga e per le ville Alari Visconti a Cernusco e Carones Brentano a Corbetta.
L’opera pittorica raffigura Ercole con una corona d’alloro in testa che ha domanto il Leone Nemeo, protagonista della prima delle dodici fatiche. Accanto a lui una giovane Vittoria Alata dorme stringendo nella mano destra un tibicine rovesciato, una sorta di flauto che i romani erano soliti suonare in occasione di cerimonie a carattere privato, in rappresentazioni teatrali e anche nei funerali. Sopra di essi, Giunone incoronata stringe tra le mani una tromba e sembra deporre una corona d’alloro ai piedi di una piramide sepolcrale. La raffigurazione, dall’articolata composizione, cela un programma iconografico preciso della committenza, dal chiaro valore politico ed allegorico.
Ercole, che sebbene non più giovanissimo mostra ancora la sua possenza muscolare, identifica le vittorie di Carlo VI sulla Francia e l’Impero Ottomano conclusesi tra 1713 e il 1718. La Vittoria dormiente, invece, ricorda la conclusione della pace di Vienna del 1738 e dalla Pace di Belgrado del 1739, sempre ad opera del defunto imperatore. Nella parte superiore del dipinto la figlia Maria Teresa, rappresentata come Giunone regina del cielo, rende omaggio alla tomba del padre con una corona d’alloro. Serena e tranquilla accetta il destino scritto dagli dei che la chiamano a succedere al trono al padre, come suggerisce il piccolo erote che si avvicina alla donna con in mano la corona imperiale.
Con questo affresco, dunque, la famiglia Crivelli intendeva dichiarare piena fedeltà alla corona asburgica e partecipare al lutto dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria per la perdita del padre Carlo VI d’Asburgo, avvenuta il 20 ottobre 1740.