Scultura “Il Sileno”

Scultura Il Sileno 2(1)

 

La scultura in piombo rappresenta una figura maschile in piedi, priva di vesti, con la testa rivolta verso destra. Tra le mani l’uomo regge dei grappoli d’uva, probabilmente raccolti dal secchio pieno appoggiato a terra, sotto il suo piede sinistro. Il soggetto è stato variamente identificato come la divinità romana Bacco o, a causa del suo volto stranamente deformato e mostruoso, come Sileno, una divinità minore dei boschi, figlio del dio silvestre Pan e di una ninfa.

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Spesso raffigurato con attributi fisionomici animaleschi, questo personaggio era, nella tradizione mitologica greca, l’educatore di Dioniso giovinetto, da cui la frequente rappresentazione in stato di ubriachezza. Le leggende narrano infatti che dopo aver svolto il suo compito di accompagnare il giovane dio nel suo cammino di crescita, Sileno si abbandonò completamente al vizio del bere.
L’opera collocata all’interno del “Corridoio delle statue”, originariamente era posizionata all’interno del “Cortile delle Piogge” del Ninfeo di Villa Litta, un ambiente dalla forma ottagonale ricco di giochi d’acqua. Qui, al centro della piccola corte, si staglia una liscia colonna, sopra la quale oggi spicca la versione marmorea dell’opera.
Recentemente alcuni storici hanno ipotizzato che la scultura oggi custodita all’interno della villa, costituisca una copia di una più antica statua. Il dato si raccorda, dunque, con quanti riconoscono nella scultura raffigurante Bacco-Sileno venduta dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra nel dicembre 2008 un’opera proveniente dalle collezioni di Villa Visconti Borromeo Litta. In questo caso si tratta di una scultura alta circa un metro venduta come opera di un artista fiammingo prossimo agli scultori olandesi Adriaen de Vries (1560-1626) o Willem Danielsz van Tetrode (1530-1587), conosciuto in Italia anche con il nome di Guglielmo Fiammingo. Quest’opera, acquistata nella prima metà del Seicento dai nobili di Lainate per arricchire la collezione di sculture presenti in villa, apparterebbe alla lunga lista di opere confluite in collezioni museali e private di tutto il mondo, a seguito delle dispersioni novecentesche, che solo recentemente sono state restituite dalla critica ad una produzione lombarda del modello e della relativa fusione in bronzo.
Le relazioni esistenti tra queste tre statue, la scultura posta nella “Galleria delle Statue”, la copia marmorea collocata nel “Cortile delle Piogge” del Ninfeo e l’opera cinquecentesca venduta a Londra, meriterebbero, tuttavia, studi più approfonditi. Questi, oltre ad aiutare a comprendere ulteriormente il patrimonio artistico disperso afferente alla villa lainatese, contribuirebbero anche alla conoscenza del collezionismo artistico delle famiglie nobili lombarde del XVI-XVII secolo e della passione dimostrata dai musei e amanti dell’arte della prima metà del XX secolo nei confronti degli artisti italiani e stranieri attivi in Lombardia nei secoli precedenti.