Villa Visconti Borromeo Litta: presentazione generale

2 Presentazione generale di Villa Litta (2)

 

Ammirevole affermazione della cultura artistico-architettonica lombarda del tardo Cinquecento, la villa lainatese costituisce anche l’esemplare testimonianza dell’importanza assunta in quel periodo della ritualità del vivere in villa e della scenografia urbana, spesso modificata per documentare il prestigio raggiunto dalle principali casate nobiliari. Non è dunque casuale se Villa Visconti Borromeo Litta fu riedificata sull’impianto di edificio rurale risalente ai secoli precedenti, con lo scopo di stupire e affascinare i nobili inviatati a questa piccola corte lombarda.

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I lavori di radicale trasformazione furono eseguiti per volere di Pirro I Visconti Borromeo (1560-1604), considerato un raffinato mecenate e collezionista di arte antica, che affidò la progettazione della grande villa all’architetto Martino Bassi, uno dei maggiori professionisti attivi a Milano nella seconda metà del XVI secolo. Per gli apparati decorativi la nobile famiglia Visconti Borromeo chiamò, tra gli altri, lo scultore Francesco Brambilla e il pittore Camillo Procaccini. Quest’ultimo fu invitato a Lainate da Pirro I Visconti Borromeo nel 1587, dove lavorò insieme ai fratelli Giulio Cesare e Carlo Antonio, coi quali nacque una felice e duratura collaborazione che si svolse nell’alveo della cultura controriformata milanese-lombarda.
Consigliere culturale personale di Pirro e ideatore dell’impianto iconografico generale di villa e Ninfeo, fu, secondo lo storico dell’arte Alessandro Morandotti, il Lomazzo, insigne pittore e trattatista milanese che seppe creare uno stile personale unendo la lezione michelangiolesca con i nobili retaggi lasciati da Leonardo da Vinci, con le ricerche prospettiche del Bramantino e dello Zenale e con la freschezza della pittura gaudenziana.
L’apparato decorativo della villa di Lainate conservatosi sino ad oggi, tuttavia, è ascrivibile a differenti epoche. Affreschi stilisticamente molto diversi ornano le sale secondo un vero e proprio excursus che conduce dalla seconda metà del Cinquecento al Settecento. Tale varietà, da estendere anche alla tecnica esecutiva delle opere, non è esclusivamente ascrivibile alle differenti fasi di edificazione della nobile dimora o ai personali contributi dei singoli artisti che lavorarono nella suntuosa dimora, ma è connesso anche alla moda del tempo e al mutare delle ragioni politico-amministrative che spinsero i proprietari ad affermare con maggior o minor vigore il potere raggiunto dalla propria casata.
La stessa trasformazione di una semplice residenza di campagna in maestosa villa di delizie è dunque correlata sia ai successi economici raggiunti da Pirro, sia all’attenta politica matrimoniale della sua famiglia. Fu questa a consentirgli, e nel contempo a costringerlo, a chiamare a Lainate grandi artisti, tra i quali appunto Camillo Procaccini, che nella villa seppe introdurre le novità della pittura emiliana, realizzando sequenze affrescate che rimandano alle soluzioni adottate da Correggio nel Duomo di Parma e nella chiesa di S. Giovanni Evangelista nel capoluogo emiliano. Il Procaccini, infatti, introdusse nella villa lainatese invenzioni figurative che negli anni immediatamente successivi al suo arrivo a Milano vennero ampiamente studiate ed imitate dai maggiori esponenti della cultura lombarda di inizio Seicento, come attestano le opere di molti pittori, tra i quali Giuseppe Nuvolone, Andrea Lanzani e Stefano Maria Legnani detto il Legnanino. Il Procaccini lavorò anche nel Ninfeo, che mostra una decorazione tardo cinquecentesca di pregio e di assoluta unicità, grazie all’inedita tecnica pittorica impiegata, che si basa sull’utilizzo di ciottoli di fiume, della quale parla anche lo scrittore e poeta italiano Girolamo Borsieri nel suo “Supplemento della Nobiltà di Milano”, edito nel 1619. In queste sale lo spettatore è letteralmente catturato dalle fitte decorazioni che propongono arabeschi, essenze arboree, animali esotici e creature mitologiche, tra le quali i fauni, le arpie, i draghi, le sirene e i sileni.
Dopo alcuni passaggi di proprietà la villa è divenuta sede del Comune e luogo di numerose manifestazioni culturali di eccellenza e di grande successo.