Serre liberty

Serre liberty (1)

 

L’area ad ovest della villa, interamente destinata al verde, prevedeva diversi spazi distinti a seconda degli utilizzi, la cui originaria progettazione viene attribuita all’architetto Luigi Canonica (1764-1844), che negli stessi anni stava lavorando anche presso la Villa Reale di Monza.

Continua
Il cosiddetto “Giardino delle Esperidi” era costituito da un quadrilatero chiuso su tre lati da una carpineta, appositamente sagomata a forma di galleria, e caratterizzato al centro dalla presenza della “Fontana del Nettuno”. Il quarto lato, posto a nord, era invece delimitato da due armonici edifici in ferro e vetro, attualmente in restauro, posti su due diversi piani così da occultare il dislivello del terreno esistente tra quest’area del giardino e l’attuale parco (un tempo chiamato “Nuovo Boschetto”). La costruzione delle “Serre Liberty” destinate alle specie vegetali provenienti da climi caldi e temperati, si deve probabilmente alla volontà del marchese Pompeo IV Litta, e viene fatta risalire agli anni vicini alla data della sua morte, avvenuta nel 1836. Le serre erano dotate di un impianto di distribuzione del vapore, della relativa caldaia e di una copertura a vetri sostenuta da un’intelaiatura in ferro; esse subiranno tuttavia una serie di ampliamenti e modifiche strutturali e al relativo impianto tra il 1892 e il 1898.
La villa era dotata anche di altre serre collocate sul fondo del giardino, ai lati della nicchia contenente il gruppo scultoreo in terracotta del “Ratto delle Sabine”. Esse erano sia serre fredde, destinate al ricovero invernale degli agrumi, sia serre calde, progettate per la conservazione delle specie esotiche. Queste ultime, realizzate con vetro e legno, venivano riscaldate attraverso aperture collocate lungo le pareti laterali, dalle quali fuoriusciva il calore prodotto da stufe collocate nella grande cantina semicircolare posta sotto l’esedra.