All’interno del grande parco attiguo alla Villa Arconati di Bollate nei secoli passati è stato realizzato un lungo scenografico viale di ippocastani (Aesculus hippocastanum), collocato a conclusione dell’esedra vegetale del “Parterre alla francese”, posto sul fronte meridionale del corpo di fabbrica. Questo via alberata conduce a un cancello che pone in comunicazione il parco pertinenziale della villa con l’attiguo bosco. Qui le essenze arboree predominanti sono caducifoglie tipiche delle foreste primigenie della Pianura padana, quali: carpini (Carpinus betulus), querce (Quercus robur), faggi (Fagus selvatica) e castagni (Castanea sativa). Quest’ultima pianta, probabilmente originaria dell’Europa centrale e dell’Asia Minore, può essere ormai considerata una pianta indigena in Italia. I Romani, infatti, lo diffusero sulle Alpi e l’Appennino settentrionale e poi negli altri paesi europei.
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Gli alberi di castagno, che appartengono al genere Castanea e alla famiglia delle Fagaceae, sono alti, a chioma ampia e rami snelli. Questi ultimi portano foglie lanceolate, alterne, con margine seghettato e nervature parallele piuttosto evidenti.
I fiori sono caratteristici perché appaiono raggruppati in amenti, simili a spighette, che possono avere o solo fiori maschili, simili a fiocchi gialli, o fiori maschili verso l’apice e femminili verdi e più piccoli, alla base.
Il frutto è un riccio verde spinoso che, in autunno, si apre per liberare da uno a tre frutti eduli e marroni: le castagne.
A ottobre, passeggiando per il bosco adiacente a Villa Arconati, è possibile raccogliere questo frutto che ha un alto valore nutritivo, riconosciuto fin dall’antichità. La prelibatezza di questo frutto e la presenza di questi alberi nel bosco attiguo al parco non erano certamente sconosciuti alla famiglia Arconati che, proprio al Castellazzo, riuniva in un unico luogo di delizia, ragioni del nobile ozio ristoratore, all’attenzione agricolo-produttiva. Fortunatamente il parco della villa e i castagni limitrofi non sembrano essere soggetti a particolari avversità parassitarie di vecchia e di nuova introduzione che in molte aree stanno ponendo seri problemi di conservazione a parchi, boschi e giardinbi storici. Tra gli attacchi più virulenti di questi ultimi anni vi sono certamente quello del Cancro corticale e il Cinnipide, che costituiscono una rinnovata occasione per porre all’attenzione di tutti il ruolo che il castagno ha nel nostro patrimonio culturale. Grazie alla continua manutenzione e ad altri fattori esogeni, a Bollate non sembra essere giunto l’insetto che in questi ultimi anni si è rivelato devastante per il castagno, denominato Cinipide galligeno o Vespa cinese (Dryocosmus kuriphilus). Si tratta di un insetto in grado di modificare le gemme del castagno trasformandole in galle. La sua diffusione nelle aree non ancora infestate può avvenire o tramite il volo diretto delle femmine oppure tramite gli scambi commerciali di materiale infestato. La formazione delle galle può interessare gemme, foglie e infiorescenze. In caso di forti attacchi le piante manifestano riduzione dello sviluppo vegetativo, diradamento della chioma e un generale deperimento che le rende più vulnerabili ad altre avversità.