Adiacente all’affrescata “Galarietta fatta a Mosaico”, la sala denominata “Stanza vicino al cortile del Mosaico” aveva la funzione di raccogliere e mostrare agli ospiti più illustri, e agli amici, la collezione di statue antiche e moderne di proprietà degli Arese Borromeo. Negli inventari dell’epoca, infatti, si segnala che in essa erano conservati quattro tavolini in marmo e legno scuro, probabilmente di ebano, che fungevano da supporti a trofei e sculture in marmo e in terracotta.
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In antitesi alle precedenti sale del Ninfeo, questa stanza è una delle quattro all’interno del palazzo a presentare una decorazione dipinta “a boscareccia”, purtroppo non in perfetto stato di conservazione, a causa di un ‘pesante’ scialbo con cui vennero coperte le pareti probabilmente in epoca settecentesca.
Ciò che rimane dei dipinti mostra la raffigurazione di paesaggi boschivi in primo piano, sullo sfondo di colline e montagne. Uno di essi si caratterizza per la presenza di un cervo, animale dipinto anche in un’altra delle boscarecce realizzate al piano nobile, che dunque farebbe pensare a una medesima mano esecutiva, dalla critica indicata nell’opera del pittore milanese Giovanni Ghisolfi (1623-1683). Formatosi a Roma nella cerchia di Salvator Rosa, egli si specializzò in ‘rovine’ e fu dunque scelto da Bartolomeo III Arese proprio per la sua capacità di rappresentare il nuovo linguaggio proveniente dalla città papale e della sua personale originalità nel dipingere paesaggi urbani con rovine o monumenti antichi e paesaggi naturali, da leggere come adesione moderna alla tradizione classica.