Stanza grande dipinta ad architettura e paesi

L’ambiente, di forma quadrangolare, si caratterizza al suo interno per una ricchissima decorazione ad affresco che riveste completamente le pareti. Qui una sequenza di colonne polistile scanalate di ordine ionico reggono un doppio architrave ornato da maschere unite da ricchi festoni. Tale possente ma raffinata struttura architettonica, che ingloba l’aprirsi reale delle porte d’accesso alla stanza, ha come sfondo un ricco paesaggio dai molteplici significati allegorici, dipinto sotto un cielo azzurro solcato da nubi.

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La parete settentrionale è occupata al centro dalle rovine di un’architettura classica, oltre la quale è raffigurata una barca con le insegne della famiglia Arese, a fasce rosse e nere, che si avvicina alla terra, sulla quale spiccano alcune imponenti costruzioni quali: una torre, un faro e un suntuoso palazzo. In primo piano, invece, due pescatori sono dipinti sotto le arcate fatiscenti. All’estremità sinistra della parete, oltre la porta, si scorge una torre diroccata e un altro edificio caratterizzato da ampie arcate ogivali.
La parete meridionale è invece decorata con un ‘paesaggio boscoso’, caratterizzato da monti, casette e da una cascatella, che fa da sfondo al grande capito sopra il quale è stata dipinta una nicchia marmorea contenente la raffigurazione a monocromo dorato di “Nembrot con la torre di Babele” e l’iscrizione quasi completamente perduta “OMEN / (16)65”.
Infine la parete ovest è ornata da un ulteriore arco parzialmente in rovina che si eleva su un cortile caratterizzato dalla presenza di una fontana centrale e di nicchie decorate con statue, fra le quali spicca in primo piano la raffigurazione della dea Minerva.
Come spesso accade nelle decorazioni aresiane anche in questa sala i diversi elementi pittorici, tratti da storie bibliche, mitologiche o da semplici soggetti paesistici, concorrono a formulare precisi ammonimenti riferiti alla vita di Bartolomeo III Arese e legati alla storia della sua famiglia. Il tema principale narrato nella “Stanza grande dipinta ad architettura e paesi” è la costruzione dell’imponente palazzo cesanese, operata sotto l’egida della famiglia Arese e dei due rami della famiglia Borromeo, qui rappresentati dalle cicogne che volano nel cielo della parete settentrionale: sarà infatti ai Borromeo che Bartolomeo lascerà Cesano dopo la morte del figlio, da lui considerata una punizione divina per la superbia dei suoi piani terreni, come per analogia ricordato nella vicenda di Babele. Secondo alcuni storici, tuttavia, questa sala contiene anche una visione positiva della storia personale di Bartolomeo Arese, simbolicamente testimoniata dalle immagini del ruscello e della dea Minerva presenti sulla parete occidentale. Saranno infatti il contatto con la natura e lo studio della scienza a fornire una purificazione dei peccati al nobile Arese.
Particolarmente complessa, la decorazione di questa sala ha offerto agli studiosi l’occasione di proporre ulteriori letture iconografiche in chiave politica, come quella della figura di Nembrot (o Nimrod). Le sconfitte nella guerra dei Trent’anni e nel conflitto franco-spagnolo, infatti, potrebbero essere interpretate come l’accadere della volontà divina, che non vuole punire la Spagna, ma ‘semplicemente’ purificarla per condurla successivamente verso il riscatto finale.
La critica attribuisce l’esecuzione delle decorazioni parietali al pittore milanese Giovanni Ghisolfi (1623-1683), formatosi presso la cerchia romana di Salvator Rosa, e dunque perfettamente a conoscenza della lezione di artisti come Claude Lorrain, che influenzò fortemente il modo di concepire e dipingere le vedute marine.