Posta tra due stanze artisticamente molto significative per la storia dell’arte e l’impianto scenografico-decorativo proposto, la “Stanza dipinta a macchia celeste” non presenta affrescature di particolare rilievo.
Continua
Completamente assenti risultano i suggestivi paesaggi con rovine della sala precedente o il tripudio naturalistico della boscareccia della stanza angolare adiacente, e presenta solo una riquadratura architettonica nella quale i pittori sono stati chiamati a realizzare campiture celesti che imitano il marmo. La dicitura “a machia celeste” che dà il nome alla sala, dovrebbe tuttavia riferirsi alla sua decorazione originaria, che doveva costituire un vero e proprio planetario, secondo un modello abbastanza diffuso nelle regge europee. Questa destinazione della sala a una tematica controversa come quella dell’astronomia, fu probabilmente sacrificata negli anni successivi alla morte di Bartolomeo III Arese, i cui gusti non dovevano coincidere con quelli dei nobili successori proprietari del palazzo.