Sala Neoclassica o Sala vicino al Mosaico

15CE Sala vicino al Mosaicho (2)

 

La “Sala Neoclassica”, che in origine non doveva essere molto dissimile dalle adiacenti sale per quanto concerne l’impianto architettonico e la struttura decorativa, fu completamente modificata intorno al 1822 per essere trasformata in una sala da pranzo, su espressa volontà del conte Giberto V Arese Borromeo.

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Questo mutamento fu affidato al pittore Gaspare Varenna e seguiva la logica neoclassica di denunciare esplicitamente la funzione dei differenti ambienti delle dimore signorili, in opposizione all’abitudine seicentesca di non destinare i singoli ambienti a funzioni fisse. Tavoli, armadi e letti venivano spesso spostati da una stanza all’altra a seconda delle esigenze specifiche dei signori e, molto spesso, venivano spostate all’interno delle diverse dimore familiari.
Varenna sostituì l’originale seicentesco medaglione affrescato al centro della volta, con una elegante decorazione a riquadri, di cui, quello centrale, presenta motivi geometrici. Le ulteriori otto riquadrature laterali contengono, invece, immagini ispirate al “Quarto Stile pompeiano”, dipinte prevalentemente con soggetti naturalistici, animali e uccelli. Questa scelta rivela un certo gusto per l’archeologia da parte del proprietario del palazzo cesanese, in adesione alla moda dell’epoca fortemente influenzata dalla scoperta delle città travolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e dai conseguenti scavi, iniziati nel 1746 per volere di Carlo III di Borbone.
Alcuni inventari stilati a cavallo fra XVII e XVIII secolo, indicano questa sala con la dizione “Stanza dove si mangia”, annotando la presenza in essa di tre grandi tavoli e due tavolini di noce, posti sotto le due finestre. Completavano l’antico arredo sei sedie e otto scranni con imbottitura a fiori e una caminiera.
È probabile che questa sala, come molte altre stanze del pianterreno, fosse decorata da una fitta serie di tele e di dipinti, parzialmente di soggetto religioso.
Con il passare dei secoli la “Sala Neoclassica” non ha cambiato esclusivamente la sua funzione e il suo impianto decorativo-ornamentale, ma ha modificato più volte anche il nome. Questa sala, infatti, era un tempo nota come “Anticamera alla Mosaicha”, poiché costituiva l’ultimo ambiente del Vestibolo che consentiva l’accesso al Ninfeo, originariamente un appartamento indipendente dotato di anticamera, due salette (di cui una adibita a camera da letto) e un piccolo giardino barocco separato dal “Giardino grande” (oggi non più esistente), che doveva aumentarne il senso di appartata quiete.