Galleria delle Statue

 

L’intero lato meridionale prospiciente la “Corte Nobile” del primo piano del palazzo è dominato da un unico ambiente che congiunge lo “Scalone sud-ovest” alla zona deputata agli appartamenti privati di Bartolomeo III Arese e che si apre a circa mezza altezza su una compatta serie di ambienti che costituivano gli appartamenti del suo erede, Giulio II. Evidenti le valenze culturali espresse nel ricco apparato di affreschi parietali della sala, che un tempo doveva essere popolata anche da molte statue e sculture di piccole e grandi dimensioni, probabilmente sia di epoca antica che moderna.
Scandite da puntuali riquadrature architettoniche arricchite da eleganti motivi decorativi floreali, sulle pareti si fronteggiano su entrambi i lati della stanza, finestroni reali con finte finestre dipinte, da aprirsi su una ipotetica corte rustica.

Continua
Gli intercolumni tra entrambe le tipologie di finestre, sono occupati da figure a monocromo dorato che rappresentano le Arti liberali e (dirimpetto) i personaggi che hanno eccelso in tali discipline: la Grammatica/Aristarco; la Retorica/Cicerone; la Logica/Zenone di Elea; la Poesia/Omero; la Pittura/Zeusi; la Musica/Arione; l’Aritmetica/Pitagora. Sopra la porta collocata sulla parete occidentale troneggia la figura a mezzobusto di Aristotele, intellettuale per definizione, affiancata dalla figura dello Studio, rappresentato con i tratti del giovane Giulio II Arese. Sul lato opposto, la porta a oriente è sormontata dal busto di Gaio Giulio Cesare, affiancato dall’allegoria dell’Ingegno. In questo modo il percorso sapienziale della stanza è completo: lo studio e la metodologia aristotelica condurranno il giovane allievo Arese a impadronirsi di tutte le scienze e le arti, seguendo l’esempio dei grandi filosofi e studiosi del passato, ma anche sviluppando la capacità di coniugare la propria intelligenza innata con le abilità operative di cui era dotato Cesare. Al contrario delle altre sale, infine, la “Galleria delle Statue” è l’unico ambiente del piano nobile in cui anche i cassettoni del soffitto sono dipinti con, al centro, una serie di putti che recano gli emblemi delle arti e delle scienze e, agli angoli, gli stemmi familiari dei proprietari del palazzo.
Un’iscrizione dipinta sulla porta d’accesso che conduce allo “Scalone meridionale”, reca la data 1663, da intendersi come l’anno di inizio dei lavori di decorazione della sala, in onore degli studi intrapresi dal giovane conte. La sua morte improvvisa nel 1665, fece tuttavia apportare una serie di modifiche nelle ultime due campate della sala, in particolar modo sulla copertura, dove i putti lasciano cadere le Ali simbolo della famiglia Arese e gli stemmi loro collegati vengono sostituiti con quelli dei Borromeo, nuovi eredi di Bartolomeo III.
Per quanto riguarda l’autografia di tale complessa struttura dipinta, la critica ha tratto dagli inventari settecenteschi il riferimento a differenti mani, poi identificate in quelle del pittore Antonio Busca (1625-1686), probabile autore delle decorazioni sulla volta; dell’artista Giovanni Ghisolfi (1623-1683), per la quadratura architettonica di fondo; e dei fratelli Giovanni Stefano (1612-1690) e Giuseppe Doneda (1609-1680 ca.) detti i Montalto, per la realizzazione delle figure allegoriche.