La transazione economica fece venire meno il procedimento giudiziario intentato dalla Regione contro l´industria chimica di Meda che era agganciato al procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Monza all´indomani del disastro. Gli avvocati della Regione sottolinearono che, se si fosse atteso il procedimento giudiziario, si sarebbe parlato di risarcimento dopo molti anni e con molta difficoltà si sarebbero ottenuti 103 miliardi.
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Il 30 dicembre 1981 il sindaco di Seveso Giuseppe Cassina, di fronte alle argomentazioni presentate davanti al tribunale di Basilea dalla Hoffman-La Roche che sottolineavano una indisponibilità a transare da parte del Comune di Seveso, replicò alla multinazionale elvetica: “il punto fondamentale che ci interessa sottoporVi è il seguente: noi eravamo e siamo stati sempre pienamente disposti ad addivenire a delle intese transattive, previo naturalmente i necessari contatti con Voi. In proposito tutti i nostri interventi sono rimasti a tutt´oggi infruttuosi […] Vi ripetiamo ancora una volta la nostra precedente ed attuale disponibilità a prendere con Voi i contatti necessari per una transazione”.
Il 9 febbraio 1982 l´Hoffman-La Roche, a seguito della nota di Cassina del 30 dicembre 1981, confermò la propria disponibilità a giungere ad un accordo e scrisse: “D´altra parte, come risulta dalla corrispondenza scambiata tra i nostri legali, e dalle memorie depositate davanti i tribunali, fin dall´inizio della vertenza non abbiamo mai rifiutato eventuali trattative, pur respingendo decisamente qualsiasi responsabilità della nostra società in relazione alle conseguenze dell´incidente verificatosi il 10 luglio 1976″.
Il successivo 10 settembre il Consiglio Comunale di Seveso approvò il verbale d´intesa con cui la Givaudan “pur contestando la propria legittimazione e responsabilità” si impegnava a versare l´importo di 15 milioni di franchi svizzeri di cui 1.500.000 a titolo di rimborso delle spese di giustizia e legali.
Come per gli altri enti coinvolti nella vicenda anche il Comune di Seveso, ad avvenuta definizione dell´atto transattivo, assicurò la rinuncia a qualsiasi ulteriore richiesta ed azione, sia in sede penale che in sede civile, salvo richieste per i danni futuri allora non prevedibili, dei quali si doveva però dimostrare il nesso di causalità con l´evento.
Nel suo intervento il sindaco Cassina sottolineò l´importanza della decisione che stava per prendere il Consiglio Comunale perché tale decisione avrebbe assunto “una sua rilevanza storica”, in quanto originata da un evento che aveva visto la popolazione sevesina e il territorio “al centro dell´attenzione mondiale, benché quasi sempre con riflessi non positivi”. Tre giorni dopo, il 13 settembre, il sindaco di Seveso e il presidente del Consiglio d´amministrazione della Givaudan Jean Jacques de Pury firmarono a Losanna la transazione.
Nel giro di tre anni dunque la Roche, attraverso la Givaudan, chiuse i contenziosi aperti con tutte le autorità italiane interessate dalla fuoriuscita della nube tossica e, nel contempo, tramite il proprio ufficio insediato a Milano, liquidò oltre 7.000 pratiche con i pagamenti effettuati direttamente ai privati, con un onere complessivo a carico della multinazionale di Basilea di oltre 200 miliardi di lire.
Il 9 febbraio 1982 l´Hoffman-La Roche, a seguito della nota di Cassina del 30 dicembre 1981, confermò la propria disponibilità a giungere ad un accordo e scrisse: “D´altra parte, come risulta dalla corrispondenza scambiata tra i nostri legali, e dalle memorie depositate davanti i tribunali, fin dall´inizio della vertenza non abbiamo mai rifiutato eventuali trattative, pur respingendo decisamente qualsiasi responsabilità della nostra società in relazione alle conseguenze dell´incidente verificatosi il 10 luglio 1976″.
Il successivo 10 settembre il Consiglio Comunale di Seveso approvò il verbale d´intesa con cui la Givaudan “pur contestando la propria legittimazione e responsabilità” si impegnava a versare l´importo di 15 milioni di franchi svizzeri di cui 1.500.000 a titolo di rimborso delle spese di giustizia e legali.
Come per gli altri enti coinvolti nella vicenda anche il Comune di Seveso, ad avvenuta definizione dell´atto transattivo, assicurò la rinuncia a qualsiasi ulteriore richiesta ed azione, sia in sede penale che in sede civile, salvo richieste per i danni futuri allora non prevedibili, dei quali si doveva però dimostrare il nesso di causalità con l´evento.
Nel suo intervento il sindaco Cassina sottolineò l´importanza della decisione che stava per prendere il Consiglio Comunale perché tale decisione avrebbe assunto “una sua rilevanza storica”, in quanto originata da un evento che aveva visto la popolazione sevesina e il territorio “al centro dell´attenzione mondiale, benché quasi sempre con riflessi non positivi”. Tre giorni dopo, il 13 settembre, il sindaco di Seveso e il presidente del Consiglio d´amministrazione della Givaudan Jean Jacques de Pury firmarono a Losanna la transazione.
Nel giro di tre anni dunque la Roche, attraverso la Givaudan, chiuse i contenziosi aperti con tutte le autorità italiane interessate dalla fuoriuscita della nube tossica e, nel contempo, tramite il proprio ufficio insediato a Milano, liquidò oltre 7.000 pratiche con i pagamenti effettuati direttamente ai privati, con un onere complessivo a carico della multinazionale di Basilea di oltre 200 miliardi di lire.