Biodiversità

23SE Biodiversità (2)coccinella

 

Uno degli aspetti naturalistici più interessanti del Bosco delle Querce è la biodiversità, un termine che fu coniato dalla conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo del 1992 svoltasi a Rio de Janeiro che la definisce come “la variabilità degli organismi viventi, degli ecosistemi terrestri e acquatici e i complessi ecologici che essi costituiscono”.

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Se infatti si osserva con attenzione il parco di Seveso si può notare come quest’area verde, nata dagli eventi drammatici del 1976, oggi costituisca un patrimonio naturale significativo in Lombardia, capace di ospitare una grande varietà di animali e di essenze vegetali.

In ragione della sua costituzione storica, il parco già nel 1998 contava quasi 12.000 piante arboree e quasi 24.000 piante arbustive, un patrimonio vegetale quadruplicato rispetto al momento della sua costituzione.

La politica gestionale del Bosco, che è passata da un’impostazione formale poco naturale ad un approccio più spontaneo, lentamente portò alla creazione di aree rinaturalizzate denominate “sporche”, sulle quali non vengono effettuati interventi di potatura, sfalcio o similari azioni antropiche. Dal 1989, ad esempio, gradualmente sono state ridotte le aree verdi interessate dai tagli, passate dai 28 ettari del 1989 ai 16 ettari del 1991.

Abitato da una moltitudine di animali, oggi il Bosco delle Querce presenta alcune aree specifiche, tra le quali i boschi di latifoglie, che generalmente sono costituiti da piante caratteristiche dei climi temperati e dalle modeste esigenze idriche; gli arbusteti, che si sono sviluppati grazie alle piantumazioni regionali degli anni ottanta; le aree prative, solo parzialmente soggette a sfalcio periodico; le zone umide, che malgrado la loro esiguità dimensione e la loro natura prettamente artificiale presentano un’inusuale ricchezza biologica. Oasi paesistiche e faunistiche di indiscusso valore, nelle quali oggi hanno trovato riparo e si sono sviluppate anche numerose specie animali.