Il 2 giugno 1977 il Consiglio Regionale della Lombardia approvò i ‘cinque programmi di intervento’ per bonificare il territorio inquinato. La realizzazione fu affidata all´Ufficio Speciale per Seveso.
Abbandonata l´idea di costruire un forno inceneritore per eliminare il materiale inquinato, tra il 1981 e il 1984, furono costruite due vasche impermeabilizzate dove depositare il materiale contaminato della capacità complessiva di 280.000 m³.
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Per la messa in sicurezza del materiale contaminato fu adottato un sistema di quattro barriere successive, che separavano l´inquinante dall´ambiente esterno. Le vasche erano dotate di una serie di strumenti di controllo che verificavano eventuali perdite, garantendo la salvaguardia del luogo. Gran parte del materiale inquinato era rappresentato dal terreno di superficie che fu tolto dall´intero territorio della “Zona A” sino ad una profondità di 46 centimetri. Erano contenuti, all´interno della vasca di Seveso, i resti delle case, gli oggetti personali, gli animali morti o successivamente abbattuti a seguito dell´incidente, che complessivamente ammontarono ad oltre 80.000 capi. Insieme ad essi si conservarono parte delle attrezzature utilizzate per la bonifica. La terra che oggi costituisce lo strato superficiale del bosco proviene da altre zone della Lombardia.
Nel 1983 si decise di progettare, in quella che era la “Zona A”, un parco che in seguito assunse il nome di “Bosco delle Querce”. I lavori ambientali e forestali iniziarono nel 1984 e terminarono nel 1986 provvedendo a mettere a dimora 5.000 piante arboree e 6.000 arbusti. Grazie agli ulteriori interventi e alla cura dell´Azienda Regionale Foreste, che dalla conclusione dei lavori aveva assunto la cura del parco, alla fine del 1998 l’area comprendeva 21.753 piante arboree e 23.898 piante arbustive, un patrimonio vegetale quadruplicato rispetto all´impianto iniziale ereditato dall´Ufficio Speciale per Seveso. Tale successo è da ascrivere anche ai movimenti popolari che sorsero a Seveso dopo l´incidente e che si opposero con forza alla decisione iniziale di costruire un forno inceneritore per bruciare tutto il materiale inquinato. Oggi, dunque, sul luogo del disastro sorge l’immenso parco del “Bosco delle Querce”, luogo di vita e di aggregazione sociale oltre che luogo di memoria e di cultura.