17 luglio 1976: il silenzio diventa notizia

Diossina
Mentre a Meda e a Seveso gli atteggiamenti nei confronti dell’incidente sono contraddittori, la notizia della fuoriuscita della nube tossica lentamente diviene di dominio pubblico. Il primo cittadino di Seveso, infatti, si era premurato il 15 luglio di informare il cronista de “Il Giorno” Mario Galimberti e il 17 luglio apparve sul quotidiano milanese un articolo nella pagina della cronaca della provincia. Nel medesimo giorno anche il “Corriere della Sera” pubblicò una breve nota che riportava i primi dettagli dell´incidente.

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Dopo la chiusura dell´ICMESA, avvenuta il 18 luglio, il sindaco di Meda ordinò la chiusura a scopo cautelativo e provvisorio della ditta C.R.C.-Encol, sita nelle vicinanze della fabbrica chimica, mentre il sindaco di Seveso ordinò alla popolazione di non ingerire prodotti di origine animale provenienti dalla zona inquinata o comunque sospetti di inquinamento.
Il 22 luglio, mentre si aggravava la situazione con il progressivo instaurarsi di fenomeni patologici e l´intensa moria di animali, si iniziò il censimento degli animali della zona inquinata. Fu inoltre deciso di inviare 80 bambini in colonia e fu aperto a Seveso un ambulatorio con personale messo a disposizione dalla Clinica dermatologica dell´Università di Milano. Anche il giorno successivo fu dedicato all´organizzazione delle strutture sanitarie di verifica e controllo della situazione con l´affidamento all´Istituto di fitopatologia del controllo sulla vegetazione per delimitare la zona inquinata e l´affidamento al veterinario regionale degli esami sugli animali morti. Venne altresì assegnato al professor Ghetti il Laboratorio clinico aperto a Seveso e il Laboratorio di igiene e profilassi della provincia fu incaricato di effettuare gli esami necessari per conoscere con sicurezza gli aspetti chimici della contaminazione.