Bosso

41 Z Bosso 3foglie bosso

 

Il bosso è un arbusto sempreverde della famiglia delle Buxaceae utilizzato, insieme al tasso, come rigorosa bordura delle aiuole nei giardini all’italiana delle ville di delizia.
Anche in Villa Arconati a Bollate il giardino all’italiana, chiamato “Giardino dei fiori” dagli originari proprietari, accoglie il visitatore con aiuole geometriche e fioriture di specie annuali. Esso precede la facciata occidentale del complesso monumentale e conduce, salendo verso il fronte della villa sino al teatro d’ingresso. Attraverso un porticato si giunge alla “Corte nobile” posta sul settore orientale, dove si estende un altro giardino all’italiana. Quest’ultimo è organizzato seguendo la stessa prospettiva centrale del viale d’accesso, che culmina nel “Teatro di Diana”.

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Il giardino formale, di ideazione seicentesca, è organizzato a maglia geometrica ed è contornato e alternato da siepi di bosso foggiate a diverse altezze. La più esterna fa da cornice e da cannocchiale prospettico sul viale che conduce al “Teatro di Diana” ed è alta circa un metro; la più interna, fatta con una varietà nana della pianta, è stata utilizzata come bordura per un’aiuola suddivisa in quattro settori, nel mezzo della quale è collocata la fontana del Delfino, una delle innumerevoli fonti che allietano il giardino.
Il sobrio disegno impiegato per la potatura del bosso non tradisce la duttilità di questa pianta, che può essere sagomata in maniera poliedrica, grazie alla sua crescita molto lenta e alle foglie lucide e di color verde scuro che si rinnovano costantemente. Viste da vicino esse sono di forma ovoidale, ellittiche e smarginate all’apice, e sono caratterizzate da una spessa lamina coriacea che raggiunge la sua larghezza massima a metà della sua superficie. Le foglie, inoltre, sono munite, su entrambe le pagine, di circa venti venature non molto definite. Si tratta di una specie monoica, in quanto sulla stessa pianta sono presenti, in posizione differente, sia i fiori maschili che quelli femminili. L’epoca di fioritura è tra aprile e maggio. I fiori sono giallini e insignificanti e compaiono riuniti in ciuffi, nei quali quelli posti in alto sono femminili, mentre gli altri sono maschili. I frutti sono capsule a tre lobi nelle quali ogni lobo è munito di due piccoli uncini. Quando maturano, le capsule diventano marroni e liberano due semi neri.
Un tempo la pianta era apprezzata non solo per essere una specie adatta all’arte topiaria ma anche per le sue proprietà medicinali. Si usava come febbrifugo al posto del chinino, per la presenza di una sostanza alcaloide denominata bossina. Poiché questa essenza è così tossica da provocare a dosi elevate vomito e diarrea, la si è esclusa dall’uso abituale, tranne in omeopatia dove viene somministrata come antireumatico e sudorifero.
I nobili proprietari della villa introdussero questa essenza arborea nel proprio parco pertinenziale anche per il suo grande valore simbolico e la considerazione che essa ricopriva negli ambienti culturali classici della Lombardia del XVI-XVIII secolo. Nella cultura greca, infatti, il bosso era considerato una pianta sacra ad Ade, il quale proteggeva le piante sempreverdi, emblemi della Vita che continuava negli “inferi”. Per questo simboleggiava l’Eternità. La presenza di questa pianta nei giardini lombardi, inoltre, consentiva agli appassionati e ai nobili proprietari di sfoggiare aneddoti legati all’Oriente e, soprattutto, ai paesi dell’Europa del nord. L’aristocrazia lombarda, infatti, era solita ricordare come in Scozia e in Inghilterra la Domenica delle Palme si portassero in processione rami di bosso in sostituzione di quelli di palma e di ulivo, che certamente non erano diffusamente reperibili. Altre volte la conversazione si concentrava sull’etimologia della pianta, il cui nome proviene dal latino buxus, che deriva, a sua volta, dal greco pyxos, affine a pyknos, “fitto, serrato”, con riferimento al suo legno durissimo.