Dalla “Sala Neoclassica” del piano terra, una porta sulla sinistra permette l’accesso ad una piccola sala in stile neorococò. L’unità di concezione dell’apparato decorativo rende la stanza un grazioso scrigno, impreziosito dal pavimento in seminato veneziano a decori geometrici e dalla luminosa tappezzeria in seta color oro.
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A stupire il visitatore per l’effetto ricercato, ma nel contempo leggero, sono soprattutto gli stucchi del soffitto, la specchiera e le porte, caratterizzati da raffinate sfumature cromatiche dell’avorio, oro e verde-acqua. In particolare la cornice in stucco dorato del soffitto a motivi arabescati e vegetali, sembra proseguire alludendo a una crescita autonoma e infinita della decorazione, che sembra possedere una vita autonoma in cui è libera di “sconfinare” sulle pareti minori mediante cascanti ghirlande fiorite.
Ai quattro angoli della stanza, addossati alla parte superiore degli spigoli delle pareti, graziosi putti raccordano le pareti al soffitto, emergendo dalla spumeggiante decorazione bianca e dorata, immersi in riccioli e ondulazioni ramificate.
La ricercatezza formale è qui declinata in molti dettagli che cercano di ingannare l’occhio osservatore di semplici amici e di illustri ospiti di riguardo. Le specchiere, infatti, moltiplicano lo spazio con un’illusione continua ed infinita, rievocando il modello delle “Sale degli Specchi” dei palazzi aristocratici settecenteschi, nati sull’illustre e sfarzoso esempio della “Galleria degli Specchi” della Reggia di Versailles.
Nonostante l’estrema e ricercata eleganza della decorazione d’interni delle stanze, è evidente che questa villa nel XIX secolo era abitata solamente nei mesi estivi, mentre non veniva quasi mai aperta nel periodo invernale. I documenti, infatti, testimoniano come la casa possedesse una scarsa oggettistica e un mobilio limitato, oltre che una quantità esigua di libri.