Nel contesto urbano attuale del Comune di Desio, il parco pubblico di Villa Cusani Tittoni Traversi costituisce un patrimonio ecologico di indubbio interesse.
L’amenità del luogo spinge il visitatore a passeggiare tra i vialetti che penetrano nel bosco e a soffermarsi osservando le diverse specie arboree presenti.
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In primavera, tra maggio e giugno, incuriosisce la fioritura dell’ippocastano (Aesculus hippocastanum), pianta appartenente alla famiglia delle Sapindaceae, caratterizzata dai fiori che compaiono su infiorescenze a pannocchia erette e lunghe 20-30 cm. Essi sono bianchi e coperti da macchie che modificano il loro colore, passando dal colore giallo all’arancio e, infine, al rosso. Questa policromia è legata all’impollinazione del singolo fiore. Se il fiore non è stato ancora visitato dagli insetti, presenta una macchia gialla, mentre quando è stato impollinato vira il colore, avvertendo l’insetto pronube di posarsi su un altro fiore non ancora fecondato e ricco di nettare. I frutti sono delle capsule tondeggianti, spesse fino a 6 cm, ricoperte di aculei e contenenti 1 o 2 semi lucidi di color marrone. Un detto popolare dice che stringere in tasca queste “castagne matte” preserva dal raffreddore.
Gli ippocastani presenti nel parco sono maestosi, alti fino a trenta metri, e sono caratterizzati da grosse chiome a cupola, fittamente ramificate, che ricordano gli esemplari presenti nel giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate, posti nei pressi dell’Oratorio di San Francesco. Dalle scalinate di Villa Cusani Tittoni Traversi, volgendo lo sguardo verso il prato, insieme alla folta vegetazione non geometrizzata, gli ippocastani in fiore sembrano creare un incantevole palcoscenico naturale alla “Fontana di Nettuno”.
I rami, posti nella parte inferiore della chioma, pendono spesso verso il basso e permettono di osservare da vicino le foglie, profondamente digitate, lunghe fino a un massimo di 25 cm. Le singole foglioline che le compongono hanno forma ovale e base molto assottigliata e, all’inizio dello sviluppo, sono ricoperte da una fitta peluria marrone ruggine che, in seguito, rimane solo alle estremità angolari delle nervature. In autunno, invece, le foglie assumono una colorazione gialla.
La pianta, originaria dei Balcani, si estinse in Europa nell’era glaciale e fu reintrodotta a Vienna e a Parigi a partire dal XVI secolo, diffondendosi rapidamente nell’Europa centrale e nell’Europa occidentale. L’albero cresce su quasi tutti i tipi di suolo, a condizione di avere di molto spazio a sua disposizione. La corteccia dell’ippocastano è grigio-marrone e liscia, e, con il passare del tempo, tende a diventare più scura. Nel parco di Desio l’ippocastano funge da contrasto cromatico con il platano (Platanus acerifolia) e con il bagolaro (Celtis australis). Il legno è color marrone chiaro, molto tenero, ed è utilizzato per costruire giocattoli o, in epoca più moderna, le cassette della frutta. Il suo nome deriva dal greco ippo (=cavallo) e kastanon (=castagna), e venne conferito a questa pianta perché in Turchia era usanza utilizzare i suoi frutti per guarire la tosse dei cavalli.
I suoi frutti sono un ottimo nutrimento per gli animali selvatici e vengono spesso impiegati nella preparazione di farmaci, perché ricchi di sostanze tanniche, fecola e saponine.
Particolarmente apprezzato come albero da viale, l’ippocastano veniva generalmente piantato nelle ville di delizia perché è un’essenza vegetale in grado di garantire molta ombra. Oggi, purtroppo, è uno degli alberi più sensibili all’inquinamento delle città, che ne provocano il precoce ingiallimento delle foglie e, successivamente, la morte.
Più duttile, invece, è invece il castagno d’India (Aesculus carnea), a fiori rosa, con foglie più scure e più piccole, incrocio tra Aesculus hipocastanum e Aesculus pavia che ha foglie scure, fiori rossastri e frutti privi di aculei, anch’essi presenti all’interno del parco di Desio.
Gli ippocastani presenti nel parco sono maestosi, alti fino a trenta metri, e sono caratterizzati da grosse chiome a cupola, fittamente ramificate, che ricordano gli esemplari presenti nel giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate, posti nei pressi dell’Oratorio di San Francesco. Dalle scalinate di Villa Cusani Tittoni Traversi, volgendo lo sguardo verso il prato, insieme alla folta vegetazione non geometrizzata, gli ippocastani in fiore sembrano creare un incantevole palcoscenico naturale alla “Fontana di Nettuno”.
I rami, posti nella parte inferiore della chioma, pendono spesso verso il basso e permettono di osservare da vicino le foglie, profondamente digitate, lunghe fino a un massimo di 25 cm. Le singole foglioline che le compongono hanno forma ovale e base molto assottigliata e, all’inizio dello sviluppo, sono ricoperte da una fitta peluria marrone ruggine che, in seguito, rimane solo alle estremità angolari delle nervature. In autunno, invece, le foglie assumono una colorazione gialla.
La pianta, originaria dei Balcani, si estinse in Europa nell’era glaciale e fu reintrodotta a Vienna e a Parigi a partire dal XVI secolo, diffondendosi rapidamente nell’Europa centrale e nell’Europa occidentale. L’albero cresce su quasi tutti i tipi di suolo, a condizione di avere di molto spazio a sua disposizione. La corteccia dell’ippocastano è grigio-marrone e liscia, e, con il passare del tempo, tende a diventare più scura. Nel parco di Desio l’ippocastano funge da contrasto cromatico con il platano (Platanus acerifolia) e con il bagolaro (Celtis australis). Il legno è color marrone chiaro, molto tenero, ed è utilizzato per costruire giocattoli o, in epoca più moderna, le cassette della frutta. Il suo nome deriva dal greco ippo (=cavallo) e kastanon (=castagna), e venne conferito a questa pianta perché in Turchia era usanza utilizzare i suoi frutti per guarire la tosse dei cavalli.
I suoi frutti sono un ottimo nutrimento per gli animali selvatici e vengono spesso impiegati nella preparazione di farmaci, perché ricchi di sostanze tanniche, fecola e saponine.
Particolarmente apprezzato come albero da viale, l’ippocastano veniva generalmente piantato nelle ville di delizia perché è un’essenza vegetale in grado di garantire molta ombra. Oggi, purtroppo, è uno degli alberi più sensibili all’inquinamento delle città, che ne provocano il precoce ingiallimento delle foglie e, successivamente, la morte.
Più duttile, invece, è invece il castagno d’India (Aesculus carnea), a fiori rosa, con foglie più scure e più piccole, incrocio tra Aesculus hipocastanum e Aesculus pavia che ha foglie scure, fiori rossastri e frutti privi di aculei, anch’essi presenti all’interno del parco di Desio.