Due esemplari di Cedro dell’Himalaya troneggiano oltre i cancelli d’ingresso della Villa Cusani Tittoni Traversi a Desio. Osservandoli in primavera i rami penduli mossi dal vento mettono in evidenza un fogliame chiaro, con aghi lunghi e soffici, di forma triangolare.
Si tratta di una conifera originaria dei pendii nevosi dell’Himalaya, appartenente alla famiglia delle Pinaceae. Quest’albero ha, nella terra d’origine, importanza religiosa ed è conosciuto come “albero degli dei”. Come altri cedri in India è considerato simbolo di fertilità e di durevolezza; il legno, per la sua fragranza, viene utilizzato per la costruzione di templi e palazzi.
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In Italia, è forse il cedro più diffuso nei parchi di delizia e si ritrova in molti giardini pertinenziali delle ville briantee. Questa pianta, infatti, la ritroviamo anche nel giardino del Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno frammisto al Cedro dell’Atlante, a formare un lungo viale prospettico che lo collega ad altre parti e viali alberati del parco stesso. Come esemplare isolato e maestoso si trova, invece, all’ingresso dell’ex Ospedale Psichiatrico di Mombello, un tempo parco storico della Villa Crivelli Pusterla di Limbiate.
I rami penduli distinguono il cedro deodara dagli atri cedri. Inoltre, gli aghi solitari crescono sui germogli dell’anno corrente, mentre gli aghi più vetusti appaiono in rosette. I fiori sono meno frequenti che sulle altre specie con i quali condividono la caratteristica di avere fiori eretti che liberano il polline giallo in autunno negli esemplari maschili, e di colore verde nelle essenze femminili. I frutti, grandi coni, maturano in due anni, al termine dei quali si sfaldano e cadono al suolo lasciando al loro posto esclusivamente l’asse centrale del cono.
Sul fronte posteriore di Villa Cusani Tittoni Traversi si apre un’ampia distesa di prato e guardando dall’estremità opposta del parco verso l’edificio, sulla destra si osserva un altro maestoso esemplare: uno splendido cedro del Libano.
Il suo bellissimo aspetto è stato in parte deturpato da una drastica potatura dell’apice della chioma causata probabilmente da un fulmine che ha colpito la cima. Il suo tronco è però possente e ramificato fin dal basso. I suoi rami, a differenza di quelli delle altre specie di cedro, si sviluppano orizzontalmente e portano all’estremità le foglie ad ago solitarie sul germoglio dell’anno in corso e a ciuffetti sui germogli dell’anno precedente.
All’interno del giardino romantico di Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate invece, si può osservare nel suo portamento elegante un cultivar specifico di Cedro del Libano detto “Glauca” perché, a differenza degli altri cedri, gli aghi presentano una colorazione verde argentata, che crea un contrasto cromatico esclusivo con le altre conifere circostanti.
Il legno del cedro del Libano è compatto e durevole ed emana una dolce fragranza. Da esso, infatti, si può ricavare un olio particolare, utilizzato, nell’Antico Egitto, per imbalsamare i defunti. Per gli ebrei, invece, il legno di questa pianta era considerato incorruttibile, tanto che per indicare una cosa degna di essere commemorata si usava l’espressione “digna cedri”. È probabile che tali usanze e tradizioni fossero conosciute dai nobili proprietari, che utilizzavano aneddoti e curiosità sulle essenze arboree conservate nel parco pertinenziale della villa per intrattenere e stupire ospiti ed amici.