Per molti anni quest’opera è stata attribuita a Gino Grimaldi, l’artista di origine veneta che chiese volontariamente di essere ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Mombello in due circostanze differenti tra il 1916 e il 1933. Secondo la tradizione, dunque, il direttore della struttura sanitaria, il professor Antonini, gli offrì la possibilità di decorare alcuni ambienti interni dell’edificio e qui Gino Grimaldi iniziò la sua carriera di paziente-artista che lo rese celebre con il nome di “pittore del manicomio di Cogolego”. Egli, infatti, è ritenuto il principale caso di applicazione di arte-terapia, iniziata, nel suo caso, proprio a Limbiate. Il direttore, infatti, aveva scoperto che Gino Grimaldi aveva frequentato per alcuni anni l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano senza aver potuto concludere gli studi per ragioni economiche e che in seguito aveva decorato numerose cappelle e ville nell’area comasca. Per questa ragione gli propose di manifestare la sua attitudine artistica lasciandogli dipingere alcuni ambienti. Concluso il suo periodo di degenza nell’ex Ospedale Psichiatrico provinciale di Mombello, egli scappò in Liguria convinto di essere ricercato dalla polizia per omosessualità e nel 1933 chiese volontariamente di essere ricoverato nell’ex Ospedale Psichiatrico di Cogolego, dove venne accolto con la diagnosi di psicosi nevrastenica. Qui egli si dedicò per quattro anni alla decorazione della chiesa manicomiale di Santa Maria Addolorata, rifiutando di uscire dall’ospedale nel 1935, e firmando nel 1937 il ciclo decorativo con la scritta “
Ultima Opus. Addio mia Arte”.
Altre fonti, invece, asseriscono che l’opera dipinta nell’”Aula Magna” fu eseguita da Gino Sandri, altro paziente-pittore di Limbiate giudicato un eccezionale e precoce talento artistico diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera e assidua frequenza degli studi di Carlo Carrà, Aldo Carpi, Longoni, Adolfo Wildt e Belloni. Affermato disegnatore, egli pubblicò molti libri e partecipò a molte mostre, prima di iniziare il suo travagliato percorso di internamento negli ospedali psichiatri di Roma e Limbiate, dove continuò ad esprimersi dipingendo e dove morì dimenticato dagli amici e dalla critica nel 1959.
A smentire entrambe le ipotesi attributive, tuttavia, rimane la firma presente sulla destra del dipinto, che attribuirebbe l’opera ad “A. Andreoli“.
Sotto la volta dipinta, lungo le parete, vi sono gli scaffali della biblioteca, nella quale sono conservati anche alcuni volumi preziosi volumi, tra i quali un’edizione illustrata del 1845 del romanzo di Cesare Cantù “Margherita Pusterla” e un’edizione del 1790 del “Viaggio negli Stati Uniti dell’America Settentrionale” di Luigi Castiglioni, botanico e nipote di Pietro Verri, a cui è intitolato l’istituto scolastico.
Oggi l’”Aula magna”, piccolo mistero storico che si spera ricerche archivistiche possano facilmente chiarire, rimane a testimonianza delle incertezze che circondano i cicli decorativi di Villa Crivelli Pusterla, afferenti al XVIII e al XX secolo, nella speranza che venga presto iniziata una capillare campagna di studio e di restauro per verificare l’esistenza di eventuali altri affreschi e pitture sotto gli intonaci delle sale voltate.