Essenza vegetale sempreverde, dal robusto rizoma ramificato e strisciante, il pungitopo presenta i rami inseriti sulla parte mediana e basale dei fusti aerei, con disposizione sparsa. Un tempo ampiamente diffusa nei boschi lombardi prealpini e delle zone collinari, oggi è divenuta un’essenza vegetale quasi scomparsa. Presente spontaneamente in alcuni punti del giardino di Villa Crivelli Pusterla, questa pianta può raggiungere l’altezza di 80-90 centimetri dal suolo e testimonia il patrimonio di biodiversità qui raggiunto.
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I fiori sono poco vistosi e difficilmente osservabili poiché compaiono mediamente isolati o, al massimo, in esigui insiemi. Questi si generano sulla pagina inferiore dei cladodi, ed il loro involucro, è composto da sei tepali di colore verde-marrone della lunghezza di 2-2,5 millimetri.
Appariscenti, invece, sono i suoi frutti, che consistono in bacche globose di un acceso colore rosso che all’interno contengono uno o due semi di grande consistenza di colore bianco-crema. Lo sviluppo completo delle bacche si ottiene l’inverno successivo alla fioritura e perdurano sulla pianta per 60-100 giorni dopo la maturazione.
Questa essenza vegetale deve il suo nome ai termini greco-latini rugchos (= becco, rostro) e aculeatus (= dotato di aculei), in riferimento alla forma e alla caratteristica del suo fogliame. Popolarmente il Ruscus aculeatus è invece chiamato pungitopo, poiché un tempo veniva avvolto attorno al cibo lasciato a stagionare in cantina, per mantenere lontano i roditori, i muridi e i topi.
Già noto nell’antichità anche grazie a Plinio, che ne decantava i decotti realizzati con le sue radici per curare le malattie renali, in questi ultimi anni in molte aree è quasi completamente scomparso, tanto che in alcune aree d’Italia è considerata pianta protetta. Ormai non più raccolto per le sue proprietà diuretico-lassative e per il suo valore vasocostrittore e anti-infiammatorio, il pungitopo è divenuto particolarmente ricercato come elemento decorativo nel periodo natalizio. Quasi completamente dimenticate, infatti, sono le sue specifiche proprietà lenitive e rinfrescanti o i suoi effetti riducenti nei confronti della cellulite.
Altrettanto scomparsa, nella pianura lombarda e nelle colline briantee, è l’usanza di degustarne i freschi germogli, dal sapore lievemente amarognolo, bolliti in acqua poco salata o di impiegare le bacche come succedaneo del caffè.
Un tempo le bacche purpuree di questa pianta erano impiegate anche per la produzione artigianale di pigmenti colorati, una proprietà che recentemente è stata confermata da ricerche compiute in ambito universitario.
Divenuta quasi esclusivamente una pianta ornamentale, raramente si trova in Lombardia in maniera spontanea, e la sua presenza a Limbiate costituisce un’ulteriore testimonianza della bellezza del luogo e della sua importanza cultural-botanica.