All’inizio dell’Ottocento si diffuse l’usanza di coltivare il platano nei parchi delle ville di delizia per commemorare la nascita del figlio di Napoleone e non deve dunque stupire di trovarne alcuni all’interno del giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate, nella cappella della quale si sposarono le sue due sorelle.
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Tra il fitto fogliame del bosco misto, che un tempo caratterizzava l’impianto del giardino romantico all’inglese, si può facilmente scorgere questi esemplari robusti e maestosi dalla chioma a cupola, dai grossi rami contorti e dalla caratteristica corteccia maculata.
Il colore particolare della fusto dipende dalla sfaldamento del tegumento che si distacca dalla pianta e che oggi consente all’albero di non rimanere soffocato dagli agenti inquinanti dispersi nell’aria.
L’albero appartiene alla famiglia delle Platanaceae e fu introdotto in Italia dalla Grecia, dove era particolarmente apprezzato per la sua proprietà di generare ampie ombre, grazie all’estensione dei suoi rami che si aprono a raggiera e alle sue ampie foglie. Queste sono frastagliate e articolate in cinque lobi molto appuntiti, ed è da esse che la pianta prende il nome. Il termine platano, infatti deriva dal greco platus da cui deriva il termine latino platanos, che significa largo, piatto.
Si tratta di piante monoiche; i cui fiori, riuniti in capolini, differiscono per la posizione in cui crescono sulla pianta e per il colore. I fiori femminili, infatti, sono di colore rosso e crescono all’estremità del ramo, mentre i fiori maschili, che crescono in posizione anteriore rispetto ai primi, sono piccoli e di colore verde.
I Romani, come i Greci, sostenevano che i capolini, presi col vino, costituissero un eccellente antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni.
I frutti globosi non cadono ma rimangono sospesi sull’albero durante l’inverno, facendo assomigliare la pianta ad un albero di Natale ricoperto di palline.
Nel parco di Villa Crivelli Pusterla alcuni esemplari di platano misti ad altre essenze caducifoglie allietano i visitatori che possono sostare e riposarsi all’ombra delle loro fronde. Nell’incavo dei rami di un maestoso esemplare, ad esempio, si può scorgere la presenza di una palma cresciuta spontaneamente. Una curiosità e un’originalità che ben evidenzia il valore botanico e floro-vivaistico degli anchini giardini delle ville di delizia briantee e lombarde, oggi non sempre correttamente difesi per la loro biodiversità e culturalmente compresi. Ovviamente i platani presenti a Limbiate, come quello maestoso che si può ammirare presso il giardino di Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, collocato tra il Ninfeo e le “Serre liberty”, non possono competere con quelli millenari presenti sulle isole greche. Il più famoso platano di oggi, infatti, è quello della famosa città di Cos, nell’isola al largo della costa turca. I suoi rami enormi, sorretti da colonne antichissime, coprono tutta la piazza mentre il tronco ha una circonferenza di 14 metri. Le sue dimensioni hanno fatto nascere un’interessante leggenda, secondo la quale all’ombra di questa pianta Ippocrate avrebbe curato i suoi pazienti quasi 2500 anni fa.
Il colore particolare della fusto dipende dalla sfaldamento del tegumento che si distacca dalla pianta e che oggi consente all’albero di non rimanere soffocato dagli agenti inquinanti dispersi nell’aria.
L’albero appartiene alla famiglia delle Platanaceae e fu introdotto in Italia dalla Grecia, dove era particolarmente apprezzato per la sua proprietà di generare ampie ombre, grazie all’estensione dei suoi rami che si aprono a raggiera e alle sue ampie foglie. Queste sono frastagliate e articolate in cinque lobi molto appuntiti, ed è da esse che la pianta prende il nome. Il termine platano, infatti deriva dal greco platus da cui deriva il termine latino platanos, che significa largo, piatto.
Si tratta di piante monoiche; i cui fiori, riuniti in capolini, differiscono per la posizione in cui crescono sulla pianta e per il colore. I fiori femminili, infatti, sono di colore rosso e crescono all’estremità del ramo, mentre i fiori maschili, che crescono in posizione anteriore rispetto ai primi, sono piccoli e di colore verde.
I Romani, come i Greci, sostenevano che i capolini, presi col vino, costituissero un eccellente antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni.
I frutti globosi non cadono ma rimangono sospesi sull’albero durante l’inverno, facendo assomigliare la pianta ad un albero di Natale ricoperto di palline.
Nel parco di Villa Crivelli Pusterla alcuni esemplari di platano misti ad altre essenze caducifoglie allietano i visitatori che possono sostare e riposarsi all’ombra delle loro fronde. Nell’incavo dei rami di un maestoso esemplare, ad esempio, si può scorgere la presenza di una palma cresciuta spontaneamente. Una curiosità e un’originalità che ben evidenzia il valore botanico e floro-vivaistico degli anchini giardini delle ville di delizia briantee e lombarde, oggi non sempre correttamente difesi per la loro biodiversità e culturalmente compresi. Ovviamente i platani presenti a Limbiate, come quello maestoso che si può ammirare presso il giardino di Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, collocato tra il Ninfeo e le “Serre liberty”, non possono competere con quelli millenari presenti sulle isole greche. Il più famoso platano di oggi, infatti, è quello della famosa città di Cos, nell’isola al largo della costa turca. I suoi rami enormi, sorretti da colonne antichissime, coprono tutta la piazza mentre il tronco ha una circonferenza di 14 metri. Le sue dimensioni hanno fatto nascere un’interessante leggenda, secondo la quale all’ombra di questa pianta Ippocrate avrebbe curato i suoi pazienti quasi 2500 anni fa.