Il complesso manicomiale di Mombello

Particolare del giardino pertinenziale del padiglione Biffi dell’ex ospedale psichiatrico (Fototeca ISAL, fotografia di Ferdinando Zanzottera)
Particolare del giardino pertinenziale del padiglione Biffi dell’ex ospedale psichiatrico (Fototeca ISAL, fotografia di Ferdinando Zanzottera)

Nel febbraio 1865 la neocostituita Provincia di Milano acquisì il grandioso complesso di Villa Pusterla Crivelli dalla famiglia Fiori, ultima proprietaria. In quegli anni era in corso un dibattito sul luogo in cui collocare un nuovo manicomio a Milano poiché il complesso già esistente, detto Senavra, non era più sufficiente. Su proposta del direttore del manicomio Cesare Castiglioni, venne individuata come sede idonea la villa di Limbiate, dotata di un vasto parco pertinenziale. All’indomani dell’unificazione la tendenza era, infatti, quella di decentrare gli istituti di assistenza pubblica su base provinciale e, nel caso specifico dei manicomi, di garantire cure più attente al rapporto tra il malato e la natura.

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Il primo nucleo di degenti venne trasferito nel 1867 nella villa ristrutturata dall’ingegner Francesco Lucca sotto la guida del direttore Castiglioni. Nell’ottobre dello stesso anno i ricoverati erano trecento equamente divisi tra donne e uomini.
I primi ospiti, definiti “tranquilli”, vennero impiegati in attività produttive come il lavoro dei campi nella colonia agricola, costituita sul limitare inferiore del giardino di Villa Crivelli Pusterla.
Il complesso divenne con gli anni il più grande ospedale psichiatrico della Lombardia soprattutto dopo la chiusura definitiva della Senavra nel 1878, quando il numero di ricoverati superò i mille individui.
Dal 1911 divenne direttore il Professor Antonini, che rimase a Mombello fino al 1930 e apportò migliorie al complesso dell’ospedale, edificando anche numerosi nuovi padiglioni. Per molti decenni il complesso ospedaliero di Limbiate risvegliò l’interesse degli alienisti europei e americani, venendo spesso visitato da delegazioni internazionali di medici, scienziati e amministratori.
Durante la Prima Guerra Mondiale l’ex Ospedale Psichiatrico di Limbiate destinò due padiglioni ai reduci traumatizzati dalla guerra in trincee, che recenti studi hanno ben evidenziato nell’estrema loro drammaticità. Qui i soldati vennero sottoposti alla clinoterapia, terapia del riposo, e ad un regime dietetico ricostituente. Anch’essi furono interessati dall’ergoterapia e a loro si deve la costruzione di una strada interna per collegare i padiglioni. I soldati non furono gli unici ricoverati della Grande Guerra poiché, a seguito della disfatta di Caporetto, furono sgomberati i manicomi di Venezia e il direttore Antonini decise di creare il Padiglione Veneto per ospitare duecentocinquanta sfollati. Questa tendenza all’accoglienza dei profughi si ripeterà anche durante la Seconda Guerra Mondiale ed in seguito all’alluvione del Polesine del 1951.
Negli anni seguenti, per volere del direttore Antonini, vennero istituiti il servizio chirurgico, la consulenza ginecologica, l’assistenza odontoiatrica e venne riorganizzato il lavoro dei ricoverati concentrando le attività artigianali in un edificio denominato “Casa del Lavoro”.
Venne promossa la cura dei malati anche mediante la musica, l’esercizio fisico e l’arte, che servì come sprono per adottare l’arte-terapia in altre strutture manicomiali lombarde ed italiane e che a Mombello fu impiegata per rinnovare la decorazione figurativa di alcuni ambienti afferenti all’originaria villa di delizia e alla sue pertinenze.
Gli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale costituirono un periodo di profondo dibattito nell’ambito della cura psichiatrica che lentamente vide affermarsi la “supremazia” dell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, nei confronti della storica e gloriosa struttura di Limbiate. Le nuove linee-guida della freniatria imponevano, infatti, legami sempre più solidi con le cliniche ospedaliere, con le astanterie presenti sul territorio e con la ricerca universitaria: tutti elementi che concorrevano a connotare la lontananza della struttura sanitaria dalla città come fattore estremamente negativo. L’importanza dell’Istituto Paolo Pini crebbe sempre di più, anche per gli accordi stipulati tra la Provincia di Milano e l’Università Statale di Milano per l’istituzione di una cattedra di Psichiatria e l’apertura di un corso di specializzazione in psichiatria affidato al prof. C. G. Riquier.
Con alterne vicende, dunque, la struttura psichiatrica di Mombello rimase attiva fino al 1996, quando Regione Lombardia approvò il piano di superamento dell’ex Ospedale Psichiatrico “Antonini” di Limbiate secondo quanto germinalmente contenuto nella legge numero 180 del 1978, nota come legge Basaglia.