Bosso (Buxus sempervirens)

Una siepe di bosso nel contesto vegetale del giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate (Fotografia di Anna Zaffaroni)
Una siepe di bosso nel contesto vegetale del giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate (Fotografia di Anna Zaffaroni)

Il bosso è un arbusto sempreverde della famiglia delle Buxaceae utilizzato, insieme al tasso, come rigorosa bordura delle aiole nei giardini all’italiana nelle ville di delizia. L’ingresso principale di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate introduce il visitatore a quel che resta del giardino formale, in parte riadattato alle necessità dell’ex ospedale psichiatrico provinciale. Oggi siepi di bosso potate ad alberello circondano una fontana, recentemente restaurata, insieme ad alberi monumentali come il cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica).

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Ulteriori piante di bosso si possono riscontrare avvicinandosi all’edificio gentilizio, accedendo a quella che un tempo era considerata la corte nobile. Qui sono presenti delle aiuole con fioriture annuali bordate da piccole siepi di bosso che creano un suggestivo contrasto con le esotiche palme (Trachycarpus fortunei) dagli steli fibrosi e dalle coriacee foglie a ventaglio.
La sua ampia diffusione nelle ville di delizia e nei giardini di rappresentanza è determinata dalla sua duttilità e dalla possibilità di sagomarlo a piacimento dei maestri giardinieri. Il boss, infatti, è caratterizzato da una crescita molto lenta e da foglie, lucide e di color verde scuro, che si rinnovano costantemente. Se si osservano con attenzione esse appaiono di forma ovale-ellittica, smarginate all’apice, caratterizzate da una spessa lamina coriacea che raggiunge la sua larghezza massima a metà della sua superficie e sono munite, su entrambe le pagine, di circa venti venature non molto definite. Si tratta di una specie monoica, in quanto sulla stessa pianta sono presenti, in posizione differente, sia i fiori maschili che quelli femminili. L’epoca di fioritura è tra aprile e maggio. I fiori sono giallini, poco appariscenti e compaiono riuniti in ciuffi, nei quali quelli posti in alto sono femminili, mentre gli altri sono maschili. I frutti sono capsule a tre lobi nelle quali ogni lobo è munito di due piccoli uncini e, quando sono maturi, le capsule diventano marroni e liberano due semi neri.
Un tempo la pianta era apprezzata non solo per essere una specie adatta all’arte topiaria ma anche per le sue proprietà medicinali. Si usava come febbrifugo al posto del chinino, per la presenza di una sostanza alcaloide denominata bossina. Poiché questa essenza è così tossica da provocare a dosi elevate vomito e diarrea, la si è esclusa dall’uso abituale, tranne in omeopatia dove viene somministrata come antireumatico e sudorifero.
Ben noti alla nobiltà lombarda erano i legami di questa pianta con la cultura classica greca che considerava il bosso sacro ad Ade, il quale proteggeva le piante sempreverdi, emblemi della vita che continuava negli “inferi” dell’inverno. Per questa ragione simboleggiava l’eternità. In Scozia e in Inghilterra, alla Domenica delle Palme, si portano in processione rami di bosso al posto di quelli di palma e di ulivo, non reperibili in quelle campagne.
Il nome proviene di questa essenza vegetale deriva dal termine latino buxus, che deriva a sua volta dal greco pyxos, affine a pyknos, che significa “fitto, serrato”, con chiaro riferimento al suo legno durissimo, col quale si fabbricavano le pissidi, anticamente scatolette circolari, in cui si riponevano i gioielli. Dal Medioevo il nome designò il vaso sacro che serve per accogliere l’Eucarestia. Anche la bussola, scatolina che contiene l’ago magnetico, ha lo stesso etimo, e non è un caso che dal nome del suo legno siano poi derivati il sostantivo tedesco Büchse, l’inglese box e il francese boite.