Recentissima acquisizione della villa, le opere pittoriche esposte nel “Corridoio delle Statue” provengono dall’Ospedale Giuseppe Casati di Passirana di Rho, che le ha concesse in deposito al Comune di Lainate affinché possano essere fruibili da un grande pubblico.
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Le opere, di proprietà dell’Azienda Ospedaliera Guido Salvini di Garbagnate Milanese, cui afferisce il polo ospedaliero di Passirana, appartengono a quella lunga lista di beni artistici pervenuti nei secoli agli istituti ospedalieri, per lo più attraverso donazioni e lasciti testamentari effettuati da pazienti e benefattori nei confronti dell’Enti Sanitario. Tale complesso patrimonio, è stato oggetto nel primo decennio del XXI secolo di un lungo lavoro di censimento e di schedatura informatizzata commissionato da Regione Lombardia ad istituti di ricerca ed enti universitari, che ha visto l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL) coinvolto con la funzione di coordinatore e referente responsabile di controllo. Questa lunga campagna di catalogazione ha condotto ad una maggiore comprensione dell’entità e della ricchezza di tali eterogenee raccolte e del patrimonio culturale ed artistico accumulato nei secoli dagli Enti Sanitari.
I dipinti di Passirana, tutti realizzati ad olio su tela, di ignota provenienza e paternità, sono riconducibili prevalentemente a due principali categorie di soggetti, molto diffuse nelle raccolte ospedaliere: scene di genere e opere di soggetto sacro. Alla prima categoria appartengono due dipinti raffiguranti musici, databili nel XVII secolo. Nella prima tela, un giovane paesano viene ritratto nell’atto di suonare il flauto, in compagnia di un secondo uomo più anziano, dipinto accanto a lui, intento a suonare il violino. Nella seconda opera, le protagoniste sono invece due donne. Sulla destra una giovane contadina, raffigurata in piedi in un interno, osserva un’anziana posta sulla sinistra della composizione, intenta a suonare un violoncello.
Tre sono invece i dipinti riconducibili a soggetti sacri. Il primo, databile nel XVII secolo, raffigura la tradizionale scena dell’”Adorazione dei Pastori”. Al centro della scena è dipinta la Madonna, seduta di fronte alla mangiatoia, mentre con la mano destra sposta il telo bianco che scopre Gesù Bambino. Alla sua destra siede San Giuseppe, anch’egli rivolto verso il Bambino, mentre un pastore in piedi dietro di loro osserva la scena portandosi una mano al petto. Sul lato destro della composizione altri due pastori si chinano verso Gesù Bambino, uno dei quali suona la cornamusa.
La seconda tela a soggetto sacro, anch’essa datata XVII secolo, raffigura la scena del “Martirio di Sant’Agata”, che secondo i racconti agiografici fu una giovane nobile di origine palermitana (o secondo alcune fonti catanese) vissuta nel III secolo, martirizzata intorno al 251 durante le persecuzioni dei cristiani del proconsole Quinziano. La santa viene qui raffigurata al centro della composizione a busto scoperto, con le mani incrociate davanti al corpo appoggiate ad un tronco di legno, ed il capo e gli occhi rivolti verso il cielo. Alle sue spalle, un uomo la trattiene, mentre un altro aguzzino, con entrambe le mani, stringe le cesoie con le quali le sta tagliando il seno destro.
L’ultimo dipinto di questa piccola collezione è databile intorno al XVI secolo e raffigura il Papa che consegna il velo virginale ad una santa. Il pontefice, riccamente vestito e seduto su un trono decorato con baldacchino, porge la stoffa trasparente ad una giovane nobildonna inginocchiata davanti a lui con le mani giunte in preghiera. Alle spalle della ragazza sono raffigurati due giovani uomini, anch’essi vestiti elegantemente, che la osservano la scena con il capo leggermente chinato. La mancanza di particolari elementi iconografici non permette una corretta identificazione del soggetto, sebbene sia ipotizzabile che si tratti di Santa Marcellina, che ricevette il velo virginale dalle mani di Papa Liberio in San Pietro in Vaticano il giorno di Natale del 353. Ella fu educatrice e maestra di fede dei due fratelli minori, San Satiro e Sant’Ambrogio, futuro vescovo e patrono di Milano, identificabili nei due giovani nobiluomini qui rappresentati alle sue spalle.
I dipinti di Passirana, tutti realizzati ad olio su tela, di ignota provenienza e paternità, sono riconducibili prevalentemente a due principali categorie di soggetti, molto diffuse nelle raccolte ospedaliere: scene di genere e opere di soggetto sacro. Alla prima categoria appartengono due dipinti raffiguranti musici, databili nel XVII secolo. Nella prima tela, un giovane paesano viene ritratto nell’atto di suonare il flauto, in compagnia di un secondo uomo più anziano, dipinto accanto a lui, intento a suonare il violino. Nella seconda opera, le protagoniste sono invece due donne. Sulla destra una giovane contadina, raffigurata in piedi in un interno, osserva un’anziana posta sulla sinistra della composizione, intenta a suonare un violoncello.
Tre sono invece i dipinti riconducibili a soggetti sacri. Il primo, databile nel XVII secolo, raffigura la tradizionale scena dell’”Adorazione dei Pastori”. Al centro della scena è dipinta la Madonna, seduta di fronte alla mangiatoia, mentre con la mano destra sposta il telo bianco che scopre Gesù Bambino. Alla sua destra siede San Giuseppe, anch’egli rivolto verso il Bambino, mentre un pastore in piedi dietro di loro osserva la scena portandosi una mano al petto. Sul lato destro della composizione altri due pastori si chinano verso Gesù Bambino, uno dei quali suona la cornamusa.
La seconda tela a soggetto sacro, anch’essa datata XVII secolo, raffigura la scena del “Martirio di Sant’Agata”, che secondo i racconti agiografici fu una giovane nobile di origine palermitana (o secondo alcune fonti catanese) vissuta nel III secolo, martirizzata intorno al 251 durante le persecuzioni dei cristiani del proconsole Quinziano. La santa viene qui raffigurata al centro della composizione a busto scoperto, con le mani incrociate davanti al corpo appoggiate ad un tronco di legno, ed il capo e gli occhi rivolti verso il cielo. Alle sue spalle, un uomo la trattiene, mentre un altro aguzzino, con entrambe le mani, stringe le cesoie con le quali le sta tagliando il seno destro.
L’ultimo dipinto di questa piccola collezione è databile intorno al XVI secolo e raffigura il Papa che consegna il velo virginale ad una santa. Il pontefice, riccamente vestito e seduto su un trono decorato con baldacchino, porge la stoffa trasparente ad una giovane nobildonna inginocchiata davanti a lui con le mani giunte in preghiera. Alle spalle della ragazza sono raffigurati due giovani uomini, anch’essi vestiti elegantemente, che la osservano la scena con il capo leggermente chinato. La mancanza di particolari elementi iconografici non permette una corretta identificazione del soggetto, sebbene sia ipotizzabile che si tratti di Santa Marcellina, che ricevette il velo virginale dalle mani di Papa Liberio in San Pietro in Vaticano il giorno di Natale del 353. Ella fu educatrice e maestra di fede dei due fratelli minori, San Satiro e Sant’Ambrogio, futuro vescovo e patrono di Milano, identificabili nei due giovani nobiluomini qui rappresentati alle sue spalle.