L’enorme “Salone delle colonne” si pone a ideale prosecuzione delle sale del piano terra, poiché originariamente concludeva la lunga sequenza dei ritratti familiari e degli esponenti della casa reale iberica, oggi in parte conservati presso il Palazzo Borromeo dell’Isola Madre. L’ambiente, dunque, fu concepito con una destinazione “pubblica”, in contrapposizione alla maggior parte delle sale del piano nobile che fungevano invece da appartamenti privati.
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A dispetto dello stato di conservazione non proprio ottimale, le pareti mostrano ancora oggi l’originale decorazione ad affresco che circondava i dipinti mobili, raffigurante una riquadratura architettonica illusionistica. Essa è costituita da una sequenza di colonne ioniche parzialmente tortili e scanalate, che poggiano su un basamento continuo con specchiature e che risultano sormontate da un alto fregio dipinto con stemmi familiari, prevalentemente della famiglia Arese. Tale impianto decorativo si adatta magistralmente alla presenza nella stanza di porte, finestre e dell’imponente camino in marmo della parete occidentale, la cui scenografica presenza è ampiamente rimarcata dagli affreschi in finto marmo che ne ornano la sommità.
Fulcro iconografico degli affreschi sono le immagini delle colonne tortili che richiamano esplicitamente al Tempio di Gerusalemme, associandogli nella funzione di sede “sapientae” l’intero Palazzo. Colonne portanti della narrazione divengono anche i personaggi un tempo ritratti nei dipinti mobili, sostenitori della casata e con essa della monarchia iberica.
L’uso di un lessico prevalentemente architettonico, così come la predilezione per tipologie decorative di scuola romana, ha suggerito alla critica di assegnare la decorazione di questo salone a Giovanni Ghisolfi (1623-1683), artisticamente formatosi proprio nella città dei papi.