Edificio di delizia seicentesco, il Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno costituisce una tra le principali residenze nobiliari lombarde inserita nel tessuto urbano attraverso un’articolata sequenza di ambienti interni, preceduti da una scenografica piazza ad esedra e da un vasto parco pertinenziale, entrambi al centro di un sistema impostato su un asse rettilineo lungo oltre 1500 metri. Riferimento urbanistico della cittadina, l’asse è cadenzato da portali ad esedra tra la piazza e il limite del nucleo storico, poi esteso per un chilometro verso sud-ovest col rettifilo di Corso Libertà, che si conclude con due pilastri a obelisco cui corrisponde, all’opposto, il monumentale “Portale del Serraglio”.
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Su “Piazza Esedra” prospetta la contenuta facciata principale, caratterizzata da un linguaggio architettonico sobrio e dall’imponente presenza di una torre quadrangolare, evidente preesistenza inglobata all’epoca della realizzazione della sontuosa dimora aresiana. Dall’esterno è riconoscibile anche il vasto volume architettonico della “Sala dei Fasti romani”, che fuoriesce in elevazione dal profilo della facciata, impiegata come principale luogo di rappresentanza, salone da ballo e sala delle feste.
La residenza di delizia è un vasto complesso architettonico organizzato attorno alla “Corte Nobile”, dotato di numerosi ambienti di servizio, quali corti rustiche, cucine, cantine, ghiacciaia, vinaia, scuderie, ricoveri per le carrozze e appartamenti per la servitù.
L’edificazione di questa villa di delizia briantea risale alla metà del XVII secolo, quando Bartolomeo III Arese volle realizzare un grandioso palazzo di villeggiatura per affermare il potere e il prestigio raggiunto dalla sua casata.
Tra i più probabili ispiratori del progetto si annoverano Gerolamo Quadrio e Francesco Castelli, che forse lavorarono accanto a Gian Carlo Buzzi e dell’ingegnere architetto collegiato Giovanni Ambrogio Pessina, personalità già occupate alla corte milanese di Bartolomeo III.
Con l’accresciuto ruolo politico ed economico della casata, divenuta Borromeo Arese, l’iniziale dimora fu ampliata attraverso successivi interventi architettonici e artistici, che tuttavia rispettarono l’iniziale progetto aresiano, senza stravolgerlo. Nuove decorazioni barocche e rococò si aggiunsero a quelle dal chiaro gusto seicentesco. All’interno delle sale, infatti, il palazzo cesanese presenta cicli pittorici di rara bellezza e di eccezionale splendore dipanando, attraverso le decorazioni dei differenti ambienti, un articolato progetto didascalico-figurativo basato sulla riproposizione di temi mitologico-simbolici e religioso-allegorici. Tra le opere dei grandi maestri della pittura barocca, sono di notevole interesse le scene affrescate da Giovanni Ghisolfi, autore con la sua bottega di una serie di quadrature architettoniche, di imponenti sfondati naturalistici, di notevoli scene ruinistiche e di articolate boscarecce. Alla decorazione del palazzo lavorarono numerosi artisti di chiara fama, tra i quali, Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto, che lavorò anche nelle sale del piano inferiore e nella “Sala dei Fasti romani” insieme a Ercole Procaccini il Giovane e al Ghisolfi.
Giuseppe Nuvolone, Giovanni Stefano Doneda e il fratello Giuseppe affrescarono i medaglioni del soffitto del seicentesco Ninfeo, che presenta una sequenza di ambienti ornati da ricchi mosaici di ciottoli di fiume, in cui era originariamente ospitata una raccolta di sculture antiche e moderne.
Nel Settecento, con l’occupazione austriaca, il palazzo fu temporaneamente adattato a caserma subendo alcune distruzioni e manomissioni. Ritornato nella disponibilità della famiglia Borromeo nel 1859, dopo un tentativo di recupero promosso dal conte Guidi, il palazzo fu considerato dimora secondaria e per la struttura architettonica iniziò un nuovo periodo di lento e inesorabile declino terminato nel 1987 a seguito dell’acquisto dell’edificio da parte del Comune di Cesano Maderno. Da allora l’Amministrazione Pubblica, coadiuvata da fondazioni bancarie e istituzioni provinciali e regionali, ha avviato un processo di restauro e valorizzazione dell’immobile, che ha condotto anche al recupero delle “Scuderie”, inserite nel più vasto programma delle attività del “Distretto Culturale Evoluto della Provincia di Monza e Brianza”.