Approfondimento sull’ex ospedale psichiatrico: apertura del nuovo manicomio

16LI Apertura del nuovo manicomio (2)

 

Il 18 novembre 1867 la sede succursale di Mombello iniziò la propria attività. Castiglioni la concepì come “stabilimento sanitario” capace di ospitare 300 alienati cosiddetti “tranquilli”. La storia, tuttavia, lo contraddisse molto presto e dopo la chiusura definitiva della Senagra, il nosocomio di Mombello divenne la struttura sostitutiva della vetusta sede milanese, e il numero dei ricoverati crebbe esponenzialmente.

Continua

Un primo ampliamento, con progetto curato dall’ing. capo provinciale Lazzarini e dallo stesso Castiglioni venne realizzato già tra il 1873 e il 1878, consentendo un incremento dei posti letti di circa 100 unità.

Eusebio Gonzales, direttore del complesso tra il 1881 e il 1902, era entusiasta della localizzazione di questo “manicomio colosso”, posto su una delle “prime colline che annunciano la vicina e ridente Brianza – stupenda è la posizione salubre l’aria – pura la luce – un incanto l’orizzonte di ciel sereno. Dalla stazione di Bovisio – Mombello accompagna al grandioso stabilimento un ampio stradone – la distanza si percorre in 20 minuti – essendo poco più di un chilometro”. Davanti l’imponente edificio di Villa Pusterla, ormai trasformata in direzione, vennero edificati i primi padiglioni funzionali (es. cucina, dispensa, ecc.), che costituivano il “centro del manicomio” e segnavano la “linea divisoria dei due comparti, maschile e femminile”. I nuovi corpi di fabbrica distavano tutti tra loro circa 25 metri e comunicavano con la cucina tramite percorsi coperti con tettoie in ghisa, sotto le quali correva un binario per trasporto delle vivande e dei medicinali. Il tutto era immerso nel verde e allietato da giardini, parziale memoria storica dello splendido parco secolare.

In ogni padiglione al piano terreno possedeva sale per incontri e aule per il lavoro, oltreché refettori, bagni e latrine, mentre al piano superiore erano stati collocati i dormitori e i lavatoi, ottenuti posizionando grosse bacinelle mobili attorno una vasca era dotata di rubinetti posta al centro di una sala e tubature che le provenivano da grossi serbatoi dell’acqua collocate nel sottotetto. Le sale per l’osservazione erano posizionate nei padiglioni per i pazienti epilettici. Vi era anche un teatro e come luogo di culto veniva utilizzata la piccola cappella della villa, che sarebbe stata ampliata e, successivamente sostituita nel Novecento, dal nuovo grande edificio liturgico.