Anticamera che immette nello Scalone dell’ala sud

31CE Anticamera che immette nello scalone dell’ala sud (1)

 

La sala rettangolare, che consente l’accesso allo “Scalone meridionale”, appartiene a una serie di ambienti in cui la pittura è utilizzata per creare uno spazio estremamente simbolico e può essere considerato l’ideale partenza di un percorso iniziatico che dallo scalone conduce alla torre.

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La decorazione interna dell’ambiente è costituita da una serie di pilasti ionici sorretti da un basamento continuo, che sostengono un fregio aggettante ornato da peducci e fregi floreali, a loro volta sormontati dalla volta cassettonata. La decorazione ad affresco incornicia anche le porte di accesso alla stanza, ornate da festoni e da putti appoggiati su specchiature marmoree. Sul lato occidentale sono presenti due amorini che reggono tra le mani dei libri, una lucerna e una freccia, rappresentando così l’”Ingegno basato sulla Costanza” e l’”Acutezza”. Sul lato meridionale non c’è più traccia di alcun putto, mentre sulla parete settentrionale se ne trova uno con in mano una medaglia, simbolo dell’”Onore”. Sotto quest’ultimo compare un’iscrizione latina, purtroppo ad oggi frammentaria, che riporta la data “Anno MDCLIX” (1659) e un riferimento alla nomina di Bartolomeo III Arese a Presidente del Senato, divenuta effettiva solo nell’anno seguente. Tale data è di particolare importanza anche perché coincide con il compimento della maggiore età dell’erede di Bartolomeo, Giulio II Arese, e costituisce l’anno in cui fu siglata la Pace dei Pirenei, che pose fine al conflitto tra il regno spagnolo e quello francese, permettendo a Bartolomeo di ‘allentare’ anche i suoi doveri politici.
I dipinti sono stati dalla critica attribuiti al pittore milanese Giovanni Ghisolfi (1623-1683), formatosi a Roma all’interno della cerchia di Salvator Rosa e attivo in buona parte delle stanze del piano nobile d Palazzo Arese Borromeo. Qui conduce il lavoro in maniera decorosa ma senza alcun tipo di esagerazione, forse con l’intento di creare un ambiente modesto che fungesse da miglior introduzione alle meraviglie contenute nei saloni adiacenti e, in particolar modo, nella “Sala dei Fasti romani”.