Acero

 

52CE aceri (2) acero di monte

Il giardino di Palazzo Arese Borromeo è aperto al pubblico e rappresenta una sorta di microcosmo bucolico in un contesto urbano oggi fortemente antropizzato che ha perso del tutto l’antica destinazione agricola, di cui la vita ‘castellana’ di un tempo godeva.

Continua
Qui, passeggiando tra i vialetti, si gode di una piacevole frescura e penombra, che le essenze arboree presenti offrono al visitatore. Fanno da sottobosco ai maestosi tigli, querce e ippocastani anche alcuni esemplari di acero di monte (Acer pseudoplatanus) e acero campestre (Acer campestris) cresciuti naturalmente nel parco.
L’acero campestre (Acer campestris): è una essenza spontanea in tutta Italia ed è una delle piante più familiari del paesaggio del nostro Paese. In passato l’acero campestre era usato come pianta da giardino; infatti se la si lascia crescere senza potatura, isolata, la pianta può raggiungere altezze considerevoli. Questa particolare specie di acero è particolarmente apprezzata per la fitta ombra che proietta con la sua chioma arrotondata e compatta. È anche impiegata per la formazione di siepi, poiché sopporta molto bene le potature, anche intense.
Nel parco di Palazzo Arese Borromeo qualche esemplare isolato di acero campestre si trova lungo il viale più esterno di carpini bianchi, che corre parallelo al lato maggiore del giardino. I rami dell’acero si distinguono da quelli grigio chiaro del carpino; infatti essi sono color cannella ricoperti verso l’apice di una fitta peluria. Grazie alla compattezza e alla bella colorazione delle venature del legno questa essenza, era impiegata in passato nei lavori di ebanisteria e di intarsio.
Se si osservano da vicino, le foglie dell’acero campestre, munite di piccioli molto lunghi, sono opposte e piccole, con tre lobi principali dalle estremità arrotondate e due lobi basali più piccoli. In estate sono verde opaco sopra e lanuginose sotto, mentre nei mesi autunnali le sue foglie diventano giallo-ambra.
I piccoli fiori giallo-verdi formano mazzetti eretti, mentre i frutti sono due capsule alate verdi unite (disamare) con le ali disposte in linea quasi retta, spesso sfumate di rosa.
L’acero campestre all’inizio dell’autunno dona toni rosso-dorati ai parchi e ai giardini di delizia. In passato questo repentino cambio di colore verso tonalità vermiglie gli fece attribuire un significato funesto e per questo fu dedicato a Fobos, il dio della paura figlio di Ares. Il nome acero deriva dal latino acer (=aguzzo, acuminato) riferito alle foglie dell’acero platanoides, che ha cinque lobi con margine acuminato.
Nella zona boscata del giardino pertinenziale di Palazzo Arese Borromeo si trovano alcuni esemplari di acero di monte (Acer pseudoplatanus) caratterizzati da una chioma ampia e a cupola, e dalla corteccia liscia di color giallo pallido che sfuma nel grigio. A differenza dell’acero campestre, le foglie sono larghe fino a 16 cm, hanno pagina superiore verde scuro e quella inferiore grigio-verde, per lo più penta lobate. I tagli delle foglie sono profondi e appuntiti, con margini irregolarmente seghettati.
Un fungo, chiamato Rhytisma acerinum, deturpa le fronde dell’albero ma non nuoce. Sulle foglie possono comparire anche galle, una formazione prodotta dalla foglia come reazione alla puntura dell’insetto Phytoptus.
I fiori appaiono verso aprile e sono riuniti su grappoli pendenti di color giallo-verdi, che si formano dopo la comparsa delle foglie, mentre la corteccia grigia e fessurata col tempo diventa bruno rosata. Intaccando il tronco, dalla pianta esce una linfa particolare, ritenuta un tempo idonea a combattere lo scorbuto e usata, dopo la fermentazione, per la produzione di una bevanda alcolica.
Perse queste caratteristiche medicinal-medicamentose, gli aceri di Palazzo Arese Borromeo sono oggi essenze vegetali che meritano di essere osservati con cura, anche per poterli paragonare con gli aceri presenti nel giardino pertinenziale di Villa Cusani Tittoni Traversi di Desio.