Quercia Rossa (Quercus borealis)

Particolare delle foglie di una quercia rossa del giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate (Fototeca ISAL, Fotografia di Anna Zaffaroni)
Particolare delle foglie di una quercia rossa del giardino di Villa Crivelli Pusterla a Limbiate (Fototeca ISAL, Fotografia di Anna Zaffaroni)

Percorso parzialmente il viale di tigli (Tilia cordata) con funzione di spina centrale dell’odierno giardino pertinenziale dell’antica Villa Crivelli Pusterla, si raggiunge un piccolo bosco misto composto da numerose specie arboree, tra i quali: i cedri dell’atlante (Atlantica Glauca); i tassi (Taxus baccata), con le loro foglie aghiformi verde scuro in forte contrasto cromatico con i frutti maturi di un colore rosso brillante; i faggi (Fagus sylvatica), dalla corteccia argentata e liscia e dalle foglie lucide, che sfumano dal rosso al verde; i platani (Platanus sp.), dalle grandi foglie a cinque lobi e corteccia maculata; le querce rosse (Quercus borealis), di origine nordamericana, caratterizzate da grandi chiome a cupola e rami diritti.

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Sotto questi alti alberi si svolge la vita frenetica del sottobosco, contraddistinta da un brulicare di piccoli animali e dalla rapida crescita dei delicati fiori cerulei dell’erbacea pervinca (Vinca minor).
Ampiamente diffusa nei giardini delle ville di delizia briantei, la quercia rossa è stata impiantata accanto alle altre specie di quercia autoctone importandola direttamente dall’America, non solo per scopo puramente ornamentale, ma anche per la sua rapida crescita, la sua capacità di resistere ai freddi inverni e la sua capacità di adattarsi ai terreni acidi.
La quercia rossa possiede le foglie di colore verde opaco, che in autunno diventano rosso scuro, che si alternano a piccioli corti e robusti. Fiori e foglie compaiono contemporaneamente in maggio. I fiori maschili pendono in spighette esili e pendule, dette amenti; i fiori femminili si trovano alle estremità dei germogli. La corteccia lucida e grigia diviene bruna e fessurata con l’età.
Tutte le specie del genere sono monoiche e anemofile, poiché disperdono il polline nel vento. I frutti, chiamati ghiande, sono delle noci racchiuse in una cupola più o meno sviluppata, che maturano al secondo anno e che con il tempo lignificano.
La sua imponenza e longevità, insieme ai suoi frutti che all’epoca dell’ex ospedale psichiatrico provinciale venivano raccolti per alimentare in una sorta di ciclo chiuso i maiali presenti nella proprietà, ben si armonizza con il simbolismo che questa essenza vegetale racchiude, legata alla forza e alla sovranità legittimata dagli dei.