La “Sala della Caccia”, che prende il nome dal tema dei dipinti che vi sono esposti, è una delle ultime sale del primo piano del corpo sud-ovest, voluta dal conte Giuseppe Antonio e forse disegnata su progetto dell’architetto Ruggeri.
La stanza, di forma rettangolare, ha una decorazione simile nei motivi alla precedente “Sala dello Zodiaco”, dalla quale si distingue per la presenza alle pareti di una zoccolatura con cornici mistilinee a rilievo, sormontata da motivi ad arabesco e volute che conducono a quattro grandi dipinti su tela. Queste raffigurano scene di caccia e furono realizzate all’inizio del XVIII secolo da Angelo Maria Crivelli, detto il Crivellone. Due di esse riportano la firma dell’artista per esteso (“Angelo Maria Crivelli fece/ Anno 1705″) o la relativa abbreviazione (“ANL,MRA/ CRL. F.”). Ciò è probabilmente da ascrivere alla perdite delle scritte sugli altri due dipinti, la cui pellicola pittorica purtroppo in alcuni punti si presenta ammalorata e lacunosa.
Pochissime le notizie biografiche sull’artista: si ipotizza che fu un pittore generista specializzato in rappresentazioni di cacce, uccelli selvatici e domestici, animali da cortile e pesci, attivo dalla seconda metà del Seicento sino al 1730 circa, quando di lui cessano le notizie biografiche. Le quattro tele collocate nella stanza rappresentano scene di lotta tra animali che trovano matrice iconografica nella cultura e nella pittura fiamminga, a cui il Crivelli sembra qui rifarsi in maniera semplicistica.
Nella prima tela si assiste ad una scena di lotta cruenta tra un branco di cani inferociti, di cui uno indossa un collare rosso con la scritta dorata in lettere capitali “ARCONATI” , e un enorme animale nel quale è possibile riconoscere l’immagine di un leone. Nella seconda tela, invece, sono rappresentati dei cani che attaccano un grande orso in un bosco, mentre la terza, meno integralmente conservata, mostra un branco di cani che azzanna un cinghiale nero inferocito. La quarta tela, infine, rappresenta un grosso toro marrone accerchiato da cani, ripreso nell’attimo esatto in cui incorna il cane più prossimo e minaccioso.
Le tele sono appese alle pareti entro corniciature caratterizzate da motivi a rilievo dorati, simili alle decorazioni che si trovano sul soffitto, ornate da volute, medaglioni e racemi vegetali. Sopra le porte sono collocati altrettanti medaglioni ovali con cornici a rilievo bordate d’oro che le rendono parte integrante della decorazione d’insieme. Anche il soffitto, infatti, è ornato da medaglioni mistilinei a volute spezzate che racchiudono piccoli bassorilievi raffiguranti coppie di figure femminili, tratte da storie del mondo antico. La presenza ripetuta di arco e frecce in queste raffigurazioni porterebbe a pensare che la protagonista principale sia la dea cacciatrice Diana (Artemide), qui ritratta insieme alle compagne. Piccoli putti a rilievo disseminati sul soffitto tengono infine in mano nastri dorati, tenuti per un lembo da piccoli uccelletti sollevati in volo.