All’inizio del Settecento Villa Arconati raggiunse la sua conformazione definitiva: si costruì l’ala sud ovest della villa su progetto dell’architetto Giovanni Ruggeri. In simmetria con la galleria seicentesca, sull’altro lato della corte nobile, trovarono qui spazio una serie di sale ed ambienti di rappresentanza.
Voluto da Luigi Maria Arconati, il cosiddetto “Quarto Nuovo” presenta i caratteri decorativi tipici del barocchetto o del rococò. Le sale sono decorate con una zoccolatura a finto rilievo, che corre lungo la fascia sotto le finestre, disegnando volute e motivi aggettanti, oggi parzialmente rovinati. Sopra le finestre invece un fregio dipinto si snoda lungo tutta la sala, presentando decorazioni ricche dipinte a trompe l’oeil. Qui si possono osservare conchiglie, modanature e finte architetture che si protendono illusionisticamente oltre il limitare del fregio insieme a fiori colorati. L’insieme sembra voler tradurre architettonicamente un mare in tempesta. Queste architetture sono infatti alternate a medaglioni mistilinei in cui sono dipinti paesaggi e marine che mostrano spaccati illusionistici di paesi lontani.
Il soffitto è a cassettoni di legno ed è dipinto a finti stucchi con volute e motivi ad arabesco con particolari color oro. Sulle travi portanti compaiono altre decorazioni a finto rilievo che servivano per nobilitare ulteriormente l’insieme della sala. Le finestre sono circondate da una cornice dipinta che simula un rilievo tridimensionale, con una leggera rientranza nella parte alta, in una profusione di volute con al centro una conchiglia di color verde chiaro.
Sulle pareti delle due sale compaiono anche alcuni dipinti a monocromo. Queste opere, insieme ad un altro monocromo al piano superiore, sono di Francesco Podesti, pittore anconetano che passò per Milano nella sua gioventù e si legò alla famiglia Busca, allora proprietaria della villa. Il primo dipinto rappresenta uno schizzo preparatorio per una delle sue opere più celebri, il “Giuramento degli Anconetani”: firmata e datata 1852, quest’opera costituirebbe uno studio dell’opera definitiva, terminata nel 1856. In particolare, qui l’artista si concentra sul gruppo di astanti che nell’opera finita occuperà la parte sinistra del dipinto: si vedono degli uomini dalle espressioni minacciose, una donna che tiene un neonato tra le braccia e un emissario che viene cacciato dai soldati. Nella stanza accanto, invece, è rappresentata una drammatica scena tratta dalla “Strage degli innocenti”, con una donna dall’espressione disperata che viene presa per i capelli da un soldato munito di coltello, mentre tenta disperatamente di salvare il bambino che tiene in braccio. Al piano superiore, appena fuori dal salone dei Galliari si trova un’altra opera del Podesti che qui raffigura l’immagine di Cristo coronato di spine, vessato e umiliato dai soldati. Questo monocromo, molto danneggiato rispetto agli altri due, è circondato da una cornice quadrata mistilinea. Nati come una sorta di gioco e di omaggio scherzoso per il padrone di casa, i monocromi sono testimonianze preziose di un artista poco noto e attivo al Nord Italia, ma di grande interesse e abilità tecnica, come dimostrano le descrizioni precise e particolareggiate dei suoi personaggi.