Nei decenni e nei secoli scorsi il “Teatro dell’Ortaglia” aveva un aspetto completamente differente rispetto all’attuale. Occupava, infatti, la zona oltre la carpineta, confinando con l’aperta campagna, dalla quale era, ed è tutt’ora, separato da un muro.
Nelle tante modifiche apportate ai giardini nel corso del Settecento, il seicentesco “Teatro dell’Ortaglia” venne rinominato e ridefinito spazialmente come un “Gran parterre” aperto, in cui la facciata meridionale della villa costruita dal Ruggeri fungeva da fondale, traghettando così il Castellazzo verso una nuova fase della sua celebrità: quello di mirabile esempio di giardino alla francese. Il presuntuoso modello di riferimento era la Reggia di Versailles, in cui grandiose prospettive, giochi d’acqua e ambienti curati si perdevano in zone più selvagge e boscose. Fautori di questa sostanziale modifica furono Giuseppe Antonio Arconati e, probabilmente, il già citato Giovanni (o Jean) Gianda, amatore non professionista dell’arte dei giardini.